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Arresto sindaco Erchie, quanta omertà fra i dipendenti comunali

 
Stefania De Cristofaro

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Stefania De Cristofaro

Arresto sindaco Erchie, quanta omertà fra i dipendenti comunali

Le dure parole del gip sulle condotte del primo cittadino Nicolì: «Si caratterizzano per l’arroganza con cui gestiva la res publica come se fosse di sua esclusiva proprietà, incurante della necessaria separazione tra attività politica e amministrativa»

Giovedì 11 Gennaio 2024, 12:38

ERCHIE - «Le condotte del primo cittadino si caratterizzano per l’arroganza con cui gestiva la res publica come se fosse di sua esclusiva proprietà, incurante della necessaria separazione tra attività politica e amministrativa” e «desideroso di affermare la preminenza della prima sulla seconda», «convinto che la volontà del Comune coincidesse con la propria» e «determinato ad assoggettare dirigenti e dipendenti alle proprie decisioni, anche quando prese contra legem».

Di fronte alla richiesta di custodia in carcere per il sindaco di Erchie, Pasquale Nicolì, 69 anni, e per l’assessore ai Lavori Pubblici, Vito Oronzo Bernardi, 80 anni, avanzata dalla procura di Brindisi, il giudice per le indagini preliminari Barbara Nestore ha disposto i domiciliari per entrambi, ma ha condiviso il quadro ricostruito partendo da una serie di denunce presentate da dipendenti ed esponenti di minoranza, dalla fine del 2021 al 2022, incrociate con il contenuto di diverse intercettazioni. E ha disposto per l’assessore ai Servizi sociali, Pamela Melechì, 41 anni, per la quale erano stati chiesti i domiciliari, e per Ciro Ciriaco Pasquale, 51 anni, ex responsabile dell’area tecnico-amministrativa del Comune, il divieto di dimora. I quattro sono indagati, a vario titolo, per concussione, abuso d’ufficio in concorso e atti persecutori, reati aggravati dall’aver commesso il fatto contro un pubblico ufficiale, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici in concorso e induzione indebita a dare o promettere utilità.

Per tutti, l’interrogatorio di garanzia è previsto per domani: in quella sede potranno offrire chiarimenti, alla presenza dei difensori Egidio Albanese, Cosimo Lodeserto, Francesco De Rinaldis e Gesualdo De Rinaldis.

Nella parte del provvedimento relativa ai gravi indizi, il gip ha sottolineato «la tracotanza di Nicolì» che sarebbe arrivata al punto da «eliminare i soggetti ritenuti scomodi e come tali sgraditi all’amministrazione, in quanto non disposti a uniformarsi al volere del sindaco e della sua maggioranza». Nicolì, già sindaco di Erchie nel 1982, è stato rieletto a settembre 2020 con il sostegno di una lista civica. Quanto alle esigenze cautelari, il gip ha evidenziato l’esistenza di un «quadro di particolare allarme sociale» e la «pericolosità degli indagati nel senso che appare evidente il pericolo concreto e attuale che gli stessi reiterino le condotte» contestate se lasciati in libertà. Così come sussistente è stato ritenuto il pericolo di inquinamento delle prove.

«Gli esiti delle indagini – ha scritto il gip – consentono di ritenere che i fatti siano solo una parte delle condotte criminali poste in essere, risultando evidente che dietro vi sia un modo distorto di concepire e intendere il proprio munus». Per questo la custodia cautelare è stata ritenuta l’unico argine al moltiplicarsi delle condotte che «in difetto della ferma opposizione di alcuni dei querelanti», i quali hanno «osato sfidare il primo cittadino, pur consapevoli delle ritorsioni cui andavano incontro, sarebbero state portate a compimento e sarebbero rimaste impunite». Le azioni del sindaco «finalizzate ad allontanare i dirigenti poco malleabili - secondo il gip - denunciano la sua intenzione di proseguire indisturbato». Anche tenuto conto del contesto interno all’Ente che «appare caratterizzato da una diffusa omertà». Il sindaco e gli altri indagati «possono contare su una rete di fedelissimi all’interno dell’Amministrazione comunale, disposti a coprire le proprie malefatte o ad assumersi la responsabilità di condotte ascrivibili al primo cittadino»

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