Sabato 06 Settembre 2025 | 08:01

Fasano, diffamò giornalista sulla pagina Facebook, condannato in Cassazione

 
mimmo mongelli

Reporter:

mimmo mongelli

Fasano, diffamò giornalista sulla pagina Facebook, condannato in Cassazione

I giudici della quinta sezione della Suprema corte di Cassazione hanno ritenuto inammissibile l’istanza. Nel post ravvisato anche il reato di minacce nei confronti del direttore di Gofasano.it

Venerdì 14 Luglio 2023, 14:01

FASANO - Facebook non è la prateria del vecchio West, dove chiunque si arroccava il diritto di uccidere. Lo ha sentenziato, in prima istanza, il Tribunale di Brindisi, che era stato chiamato a pronunciarsi sulla configurazione giuridica del commento postato da un 49enne fasanese sulla pagina Facebook di un giornale online. Lo ha ribadito la Corte di appello di Lecce, a cui il difensore dell’indagato si era rivolto chiedendo la riforma della sentenza del giudice di primo grado. Nei giorni scorsi lo ha sentenziato, in via definitiva, la Corte di Cassazione. Vagliando il ricorso presentato dal difensore del 49enne fasanese, i giudici della quinta sezione della Suprema corte hanno ritenuto inammissibile l’istanza. La Cassazione ha dichiarato «inammissibile il ricorso» e ha condannato «il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende». L’imputato è stato anche condannato alla «rifusione delle spese di rappresentanza e difesa sostenute nel presente giudizio dalla parte civile che liquida in complessivi euro 3800 euro, oltre accessori di legge».

A rivolgersi alla Procura della Repubblica di Brindisi - si era nel 2019 - fu il direttore della testa giornalistica online Gofasano.it. L’esposto prendeva le mosse da un commento, pubblicato sul gruppo pubblico Facebook «Gofasano.it – Notizie Fasano», in calce alla notizia inerente la scoperta di una coltivazione di marijuana.

Il post veniva commentato dal 49enne fasanese poi finito sotto processo e condannato in questo modo: “Grandissimo pezzo di m**** che non sei altro ora voglio che metti per esteso nome e cognome dei due fasanesi perchè le cose si fanno uguali per tutti se no giuro che se mi capiti tra le mani povero te».

I giudici hanno ritenuto che questo commento integri gli estremi del reato di diffamazione e di minacce.Di qui la condanna all’autore dello stesso da parte del Tribunale di Brindisi. Condanna confermata dalla Corte di appello di Lecce e diventata definitiva dopo la pronuncia della Cassazione. Che gli insulti su Facebook possono rappresentare una diffamazione è un dato di fatto acquisito. Anzi, per la Corte di Cassazione «integrano lo stesso reato». Nella vicenda che vedeva alla sbarra il 49enne fasanese i giudici hanno sentenziato in tre gradi di giudizio che vomitare addosso al direttore di un giornale offese e minacce integra gli estremi di almeno due fattispecie di reato.

Il monito vale per tutti: su Facebook e, più in generale, su internet non tutto è possibile. Per fortuna di tutti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marchio e contenuto di questo sito sono di interesse storico ai sensi del D. Lgs 42/2004 (decreto Soprintendenza archivistica e Bibliografica Puglia 18 settembre 2020)

Editrice del Mezzogiorno srl - Partita IVA n. 08600270725 (Privacy Policy - Cookie Policy - - Dichiarazione di accessibilità)