Da oggi nell’Oasi Naturale di Torre Guaceto si potrà ammirare, oltre al paesaggio naturalistico, una nuova, affascinante e sorprendente realtà storica: un’antica necropoli risalente a 3.500 anni fa. Si è chiusa ieri la campagna di scavi archeologici in area di Torre Guaceto portata avanti dal prof. Rino Scarano dell’Università del Salento in collaborazione con l’Università di Bologna e l’Accademia di Scienza di Vienna, un progetto di archeologia dei paesaggi costieri. Grazie agli scavi nell’Area di Torre Guaceto, che si estende tra mare e terra in un’area di 3.200 ettari, a tre metri dalle acque limpide del mare sono state rinvenute 60 urne funerarie, alcune di esse sono state trovate in buon stato di conservazione altre un po’ meno. Agli scavi, che hanno dato un risultato sorprendente, hanno lavorato una ventina di studenti universitari. Tutti i resti dei vasi delle 60 urne funerarie verranno recuperate e rimesse di nuovo a posto e portate nel Laboratorio di archeologia di Serranova.
Professore Scarano: si continuerà a scavare?
«In questo momento abbiamo una concessione triennale dal 2023 al 2025. Ora faremo una pausa per processare tutto il materiale altrimenti rischiamo di trovarci con cento tombe ma nulla da raccontare se non ci lavoriamo. Sicuramente nel prossimo triennio continueremo a scavare ma avremo un momento di pausa in cui lavoreremo sui materiali».
Quali saranno gli obbiettivi?
«Il nostro obiettivo è avere un contenitore museale sostenibile all’interno del territorio della Riserva che ci consenta di raccontare questa storia. Nel breve sicuramente utilizzeremo il Centro visite della Riserva che ha già un piccolo allestimento storico archeologico per cominciare a mostrare le tombe dell’acropoli di Torre Guaceto. Ci deve essere il giusto connubio tra il mostrare le cose e raccontare le storie. Siamo tra il 1400 e il 1100 avanti Cristo, ma potrebbe essere più ampia la forbice cronologica nell’arco di tempo. Siamo in una necropoli per cui quello che ci aspettiamo è trovare tombe, oggetti risultati di azione connessi con le deposizioni funerarie. Abbiamo degli indizi di un possibile uso a carattere religioso dell’area che potrebbe precedere la necropoli. Su questo dobbiamo lavorare».
Il presidente del Consorzio, Rocky Malatesta ha accompagnato il gruppo degli ospiti alla visita degli scavi in riva al mare. «È una scoperta che da tre anni sta dando un valore straordinario alla Riserva e a tutta l’area protetta perché ci racconta di una storia che viene da molto lontano, dal periodo del bronzo e quindi dà più valore al nostro lavoro odierno perché vuol dire che stiamo lavorando su un’area che già da tantissimi millenni era considerata un luogo speciale. Proprio qui ci sono delle fonti di acqua dolce ed evidentemente questa ricchezza generava fertilità sia nel mare che nella terra. Quindi tantissime civiltà si sono avvicendate proprio perché questo luogo era un luogo magico sia per la moltitudine di pesci che lo vivevano sia per la specialità della conformazione morfologica del terreno. Oggi il nostro lavoro è ancora più di valore perché siamo custodi di un territorio che ha una storia millenaria».