Domenica 07 Settembre 2025 | 16:36

Vigilante brindisino uccise un rapinatore: Mattarella gli concede la grazia parziale

 
Francesco Casula

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Francesco Casula

Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana

Sergio Mattarella, presidente della Repubblica italiana

Il presidente della Repubblica accoglie l’istanza: sarà scarcerato con 7 anni di anticipo

Domenica 22 Gennaio 2023, 07:25

19:10

Ha ottenuto la grazia parziale e lascerà il carcere nel 2026 anziché nel 2033 Crocefisso Martina, 69enne vigilante condannato a 14 anni di carcere per l’omicidio, durante un tentativo di rapina a gennaio 2007, di Marco Tedesco 28enne di Brindisi. Martina è uno dei pochi detenuti a cui il capo dello Stato Sergio Mattarella ha firmato la grazia: nel 2021, su centinaia di richieste solo 7 sono state accolte dal Quirinale.
Tutto comincia nella notte del 23 gennaio 2007. Un gruppo di ladri fa irruzione in una stazione di servizio nei pressi di Trepuzzi, nel leccese: in quattro con il volto coperto, si introducono nel locale e lo saccheggiano. Il primo ad arrivare è Crocefisso Martina che, secondo quanto ha sempre sostenuto, scende dall’auto, intima l’alt senza successo e, accortosi che i rapinatori erano armati, esplode alcuni colpi di pistola. Ma è qui che le cose si complicano. L’arma dei rapinatori non viene mai ritrovata dagli investigatori e, soprattutto, il frammento di uno dei proiettili esplosi dal vigilante, rimbalza su un’auto e raggiunge il collo di Tedesco uccidendolo. Martina viene accusato prima di eccesso colposo di legittima difesa, poi di omicidio colposo e infine di omicidio volontario. Dopo diversi gradi di giudizio viene condannato a 14 anni di reclusione.

Entra in cella a Matera nel giugno 2019 e da subito mantiene un comportamento esemplare: le commissioni lo premiano riducendo di quasi un anno la detenzione. Martina vive con impegno la quotidianità di quel microcosmo pur sentendosi innocente. Qualche anno dopo, prende carta e penna e scrive alla famiglia di Marco Tedesco: una lunga accorata lettera per chiedere perdono e implorare la loro misericordia: «Chiedo perdono perché ho distrutto due famiglie. Ho cancellato sogni e speranze. Ve lo chiedo in piena umiltà e con la consapevolezza che nulla potrà cambiare: il mio non è un gesto ma è un vero e proprio atto di piena misericordia». Poco dopo sono la figlia Jenny e il suo avvocato Maria Terrusi a scrivere un’altra lettera: una richiesta di grazia al Presidente della Repubblica.

La figlia racconta il vissuto di quel papà che pur avendo attraversato momenti difficili, non ha mai abbandonato la via della legalità. Gli anni da emigrato in Germania e poi il ritorno in Italia: «Questo significò per mio padre rinunciare al suo lavoro stabile in Germania per stare vicino alla sua famiglia di origine. Fu un periodo difficile, mio padre era disoccupato, sporadicamente trovava qualche lavoretto». Grazie ad alcuni amici di famiglia arriva l’occasione di essere assunto nell’istituto di vigilanza. Per 15 anni la vita scorre tranquilla, fino a quella notte di gennaio. «Vorrei ringraziare il Presidente Mattarella – ha commentato alla Gazzetta l’avvocato Terrusi – per aver concesso la grazia parziale a quest’uomo: il suo è stato un atto che ha restituito alla giustizia l’immagine non di un volto cieco, ma di un volto umano». Oggi Crocefisso Martina è ancora in carcere: alla sua liberazione mancano poco più di tre anni, ma il tempo scorre in modo diverso.

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