BRINDISI - Oltre 1.100 (per la precisione 1.138) avvisi di deposito di atti nella casa comunale pervenuti in un solo giorno a Palazzo di Città. Roba da... guinness dei primati il dato registrato lo scorso 20 ottobre a Brindisi e riscontrabile sull’albo pretorio del Comune. Un altro preciso segnale del grave periodo di crisi e ristrettezze economiche in atto, che induce tantissimi cittadini e imprese a rendersi... “uccell di bosco” pur di evitare il ritiro di atti spesso sinonimo di guai in quanto aventi ad oggetto il pagamento di sanzioni e/o tributi.
Ci si rende, in altri termini, irrintracciabili grazie ai più svariati stratagemmi pur di evitare l’esborso, laddove gli atti depositati nella casa comunale sono riconducibili esclusivamente a tre tipi: amministrativo (provenienti, cioè, dalla Polizia locale, ufficio tributi, ufficio edilizia, ufficio anagrafe, ufficio leva, ufficio elettorale, uffici comunali diversi), giudiziario (provenienti da tribunale o giudici di pace) o tributario-esattoriale (provenienti dall’Agenzia delle entrate o società di riscossione dei tributi).
Ed è stata proprio l’Agenzia delle Entrate a far pervenire a Palazzo di Città (in una busta chiusa sigillata come previsto in questi casi dalla normativa in materia) questa lunga serie di avvisi, la cui notifica ai destinatari non è andata a buon fine “attesa l’assenza nel Comune - si legge nell’atto - di loro abitazione, ufficio e azienda”. Il nominativo di più di qualcuno appare anche due o più volte nell’elenco, ma complessivamente i... “latitanti” sono diverse centinaia, tra persone fisiche e persone giuridiche. Ed è lecito (e facile) ipotizzare che la stragrande maggioranza di essi destinatari dell’avviso lasceranno cadere nel vuoto anche l’invito al ritiro dell’atto preso la casa comunale.