BRINDISI - Relitti di antiche navi, anfore, ceramica d'importazione micenea, una lama d'oro di un pugnale da parata: ecco le nuove scoperte archeologiche riaffiorate nella Baia dei Camerini, a Torre Santa Sabina, vicino a Brindisi. Questi reperti svelano l'importanza di un antico approdo e l'esistenza di fiorenti traffici commerciali fin dal III-II millennio avanti Cristo tra Salento, Egeo e Anatolia.
A far riaffiorare dalle acque "strati" insabbiati di storia, sono state le recenti ricerche della cattedra di Archeologia subacquea del Dipartimento di Beni Culturali dell'Universita' del Salento. L'approdo di Torre Santa Sabina è un sito archeologico tra i più complessi e stratificati, con enormi potenzialità dal punto di vista delle conoscenze storico-archeologiche. Le innumerevoli e disparate tracce lungo la costa e sui fondali aiutano a raccontare una storia articolata, ricca di vicende che vanno dalla preistoria all'età moderna.
Le testimonianze relative agli insediamenti molto antichi nelle aree che fiancheggiano il cosiddetto "Fiume della Mezzaluna", residuo di un corso d'acqua dolce che sfociava nell'insenatura detta appunto "La Mezzaluna", arricchiscono la ricostruzione millenaria del paesaggio e delle sue trasformazioni. Gli scavi raccontano di come la piccola insenatura sia stata per lungo tempo un approdo per gli scali marittimi, a indicare come gia' nel III-II millennio avanti Cristo, genti dei Balcani e del Mediterraneo orientale navigavano dall'Egeo e dalle coste dell'Anatolia lungo queste rive.