BRINDISI - Si può partire 2-15 e sperare di vincere la finale? Difficile. Brindisi, la fantastica Happy Casa delle final Eight di Pesaro, ci ha provato con le residue energie fisiche e mentali rimaste al terzo match in tre giorni, ma ha pagato stanchezza ed emozione. La Coppa Italia prende la direzione di Venezia, brava nell’affondare i colpi ogni volta che la squadra di Vitucci ha provato a risalire la china, togliendo a Banks e soci ogni barlume di speranza. Anche la rimonta fino al -3, pur confermando la solidità del gioco e delle tattiche dei biancazzurri, non è mai stata supportata dalla reale possibilità di sovvertire le forze in campo. Troppo solida Venezia, troppo labili e casuali i tentativi di rinascita della New Basket.
Gli errori finali - liberi sbagliati, palle perse e buoni tiri fuori bersaglio - sono anche frutto della falsa partenza, capace di annebbiare idee e strategie del team brindisino.
La continua andatura in salita ha avuto riverberi non da poco sui meccanismi dell’Happy Casa. Ad esempio, ha costretto Banks a fare gli straordinari, privandolo del necessario consueto riposo, che lo rende letale nei momenti decisivi, mentre altri non sono praticamente entrati in partita, vedi Stone, il sempre nervoso Sutton o il match a scartamento ridotto di Brown e dell’evanescente Thompson.
Mani fredde e nervi tesi non hanno certo aiutato la causa della squadra del presidente Marino -alla seconda finale persa in due anni - che torna in Puglia con l’onore delle armi e i complimenti per lo spettacolo offerto nei tre giorni di gara, sul parquet e sugli spalti della Vitifigo Arena di Pesaro. Troppo poco? No di certo.