Li stanno cercando non solo in Italia ma anche all’estero i due ex affiliati alla Sacra Corona unita, evasi dal carcere Lorusso Cotugno di Torino. Sono il brindisino Salvatore Massaro, 50 anni, soprannominato «scimmietta», e Nicola Di Comite, 55 anni. Entrambi hanno usufruito di un permesso di alcuni giorni per buona condotta, ed entrambi non si sono ripresentati in carcere.
Massaro è alla seconda evasione. Diventato collaboratore di giustizia, nel 2002 non rientrò nella località segreta dove si trovava agli arresti domiciliari. Incappato in un posto di blocco della Guardia di finanza, lo forzò e provocò un incidente stradale nel quale morì il finanziere trentenne Fabio Perissinotto. Massaro era alla guida di un’auto che qualche ora prima aveva preso con la forza ad un brindisino. Il proprietario della vettura lo riconobbe. Fu condannato per omicidio colposo e rapina. La condanna l’avrebbe terminata nel 2020. Nei giorni scorsi aveva ottenuto un permesso premio. Sarebbe dovuto rientrare martedì, ma non ha fatto ritorno nel carcere.
Il giorno prima sarebbe dovuto rientrare in carcere Di Comite. I due hanno in comune l’appartenenza in passato alla Sacra corona unita e dopo essersi pentiti ci hanno ripensato. Di Comite decise di collaborare con la giustizia in concomitanza con il processo scaturito dall’operazione denominata «Oriente». Fu sentito come teste proprio in quel processo che riguardava la guerra tra i clan di Massimo Cinieri e Vincenzo Stranieri che agivano tra la provincia di Brindisi e di Taranto. Tra gli imputati in quel processo vi era anche Andrea Bruno, del clan di Ciro Bruno, di Torre Santa Susanna. Fatti risalenti agli Anni Novanta. Lui sarebbe dovuto rientrare in carcere lunedì.
Non è noto se le due evasioni sono collegate, se i due avevano un piano comune. Al momento sembra di no. Avrebbero approfittato del permesso per non rientrare in carcere, anche se sembra piuttosto strana questa fuga dato che avevano quasi finito di scontare la pena. Ovviamente allo stato ci sono solo ipotesi che solo in minima parte trapelano. Peraltro di questa duplice fuga si è saputo perché ne ha parlato il segretario generale del sindacato della polizia penitenziaria Leo Beneduci.
Beneduci ha voluto mettere in evidenza le storture presenti nella concessione dei permessi premio, non lasciate alla esclusiva valutazione degli operatori carcerari, che sono i più appropriati a farlo perché conoscono bene i detenuti, vivendoci quotidianamente a stretto contatto di gomito.
















