Roma, 8 ott (Adnkronos) - "La Giunta non ha dubbi che, almeno nelle condizioni date, l’operato dei ministri sia stato ispirato esclusivamente dall’intento di perseguire l’interesse pubblico alla massima salvaguardia della sicurezza degli italiani (in patria e all’estero) e non certo, come sostiene il Tribunale, dal fine illecito di aiutare Almasri ad eludere le indagini della Corte penale internazionale". E' quanto si legge nella relazione di maggioranza della Giunta per le autorizzazioni della Camera (a firma Pietro Pittalis, FI) che viene presentata domani in aula e che propone di "negare l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Nordio e Piantedosi nonché del sottosegretario Mantovano" sul caso Almasri "reputando che essi abbiano agito per tutelare interessi dello Stato costituzionalmente rilevanti e per perseguire preminenti interessi pubblici nell’esercizio della funzione di governo".
Nella lunga relazione, Pittalis tra le altre cose sottolinea come "gli esponenti di Governo indagati, insieme ai loro più stretti collaboratori e ai vertici della sicurezza interna e internazionale, furono costretti ad assumere decisioni di particolare gravità e rilevanza in un arco temporale di poco inferiore alle quarantotto ore" e che "il rischio di rappresaglie nei confronti degli interessi italiani in Libia fosse non soltanto concreto, ma anche immediato e altamente plausibile".
"Nei giorni immediatamente successivi all’arresto di Almasri, le minacce di atti ostili provenienti dalla Rara Force, in caso di trattenimento del libico in Italia, non apparivano affatto ipotetiche o vaghe, bensì concrete, sebbene non agevolmente prevedibili nelle loro specifiche modalità di attuazione", si legge nella ancora.
(Adnkronos) - "Appare dunque sorprendente che taluni esponenti dei Gruppi di opposizione e lo stesso Tribunale dei Ministri affermino – invero con una certa superficialità, senza dare conto delle fonti e delle ragioni di tali differenti valutazioni – che i rischi per i nostri connazionali in Libia, paventati dai massimi esperti in materia di sicurezza a ridosso dell’arresto di Almasri, fossero 'generici', 'indeterminati', 'ingiustificati' e 'inesistenti'"; scrive ancora il relatore.
Quindi, prosegue la relazione, "deve ritenersi che i pericoli di ritorsioni ai danni dei nostri connazionali in Libia, i rischi di sabotaggio delle forniture di gas verso l’Italia e il timore di boicottaggi della cooperazione nella lotta all’immigrazione clandestina – segnalati dai Servizi – fossero connotati da concretezza, sì da configurare la condotta dei Ministri come necessitata o, comunque, giustificata politicamente dall’esigenza di tutelare un superiore interesse pubblico, prevalente sulla vincolatività delle norme penali".
Per Pittalis, "la tesi del Tribunale (...) appare destituita di fondamento e – essa sì – palesemente irrazionale". Nella specifico, poi, la relazione respinge anche una delle accuse mosse agli esponenti di governo: "Non è sostenibile che il Governo abbia mentito al Parlamento: esso ha selezionato in seduta pubblica il profilo motivazionale divulgabile e ha preservato, come l’ordinamento consente e talora impone, il circuito informativo sui possibili rischi".
(Adnkronos) - "Per quanto invece attiene alla questione del presunto ricatto al Governo, si evidenzia che la decisione di disporre il rimpatrio di Almasri, assunta in un contesto informativo che segnalava rischi concreti e immediati per cittadini e interessi italiani in Libia, non integra in alcun modo una resa dello Stato a pressioni di Governi o, peggio, di bande armate straniere", chiarisce inoltre la relazione.
L'atto, poi, si sofferma tra le altre cose sul caso Bartolozzi: "La scelta di procedere con le forme ordinarie nei confronti di quest’ultima determina un pregiudizio concreto alle prerogative costituzionali della Camera, che va invece evitato mediante un’interpretazione costituzionalmente orientata dell’istituto della connessione e della procedura di garanzia prevista dalla legge costituzionale n. 1 del 1989. Resta quindi ferma la possibilità per la Camera di valutare nella sede opportuna le iniziative più idonee a salvaguardare le proprie prerogative che la maggioranza della Giunta ritiene compromesse", sottolinea la relazione.