Trani, 29 settembre 2006: quelle mani quasi giunte imposte dell'odierno Papa sul capo di Pasquale Cormio che, da lì a pochi minuti, sarebbe diventato padre agostiniano, oggi assumono un valore non soltanto di documento storico, ma di segnale di fortissima espressività, a posteriori, per chi ha fede e se ne alimenta.
L'ordinazione di Padre Pasquale, tranese, cresciuto nella parrocchia Angeli Custodi alla pari di don Natale Albino, oggi diplomatico della Santa Sede, fu favorita e sostenuta dal compianto arcivescovo Monsignor Giovan Battista Pichierri e dal suo vicario, don Savino Giannotti, che la concelebrarono con, al fianco, l'allora Priore generale dei Padri agostiniani, Robert Francis Prevost, eletto Papa l'altra sera.
Ma quella sera, quel lontano 29 aprile, nessuno avrebbe minimamente potuto immaginare che, a distanza di quasi 19 anni, quel sacerdote, tanto autorevole quanto semplice e disponibile, sarebbe diventato il capo della Chiesa cattolica.
Ieri, ovviamente, la foto di gruppo sul presbiterio al termine di quella solenne concelebrazione ha fatto il giro della città, evidentemente custodita da alcuni parrocchiani che, con orgoglio, l'hanno rilanciata per testimoniare la presenza a Trani dell'odierno Santo Padre.
Ma la foto dell'imposizione delle mani da parte di padre Prevost su padre Cormio è rimasta nella disponibilità di pochi e paradossalmente ha assunto oggi, con il senno di poi, un significato che, soprattutto per chi professa la fede cristiana, non può passare inosservato. Infatti otto anni dopo la sua ordinazione, il 21 settembre 2014, Padre Pasquale Cormio, che all'epoca aveva 45 anni, fu coinvolto in un gravissimo incidente stradale all'altezza dello svincolo per Magliano Sabina. L'auto nella quale viaggiava, condotta da padre Domenico Raponi, 78 anni, agostiniano di Tolentino, si scontrò frontalmente con un furgone di turisti francesi che invase la loro corsia.
Padre Raponi morì sul colpo, mentre Padre Pasquale fu estratto dalle lamiere e trasferito in codice rosso al Policlinico. La comunità agostiniana, da una parte, e quella tranese, dall'altra, vissero giorni di grande apprensione perché il quadro clinico mostrava lesioni ai polmoni e la prognosi restava riservata.
Dopo quasi tre mesi di degenza, però, Padre Pasquale lasciò l'ospedale romano San Camillo per essere trasferito al centro di riabilitazione Casa Betania. Dovette superare ben quattro operazioni e confidare su una costante e qualificata assistenza, ma ne uscì. «Questo pomeriggio ho preparato la valigia – raccontò il sacerdote -. In verità non pensavo che potesse arrivare così presto un momento simile. A tutti voi il mio grazie, perché, sostenendomi con la preghiera, avete affrettato questo cambiamento». Padre Prevost non mancò di andarlo a trovare e pregò per lui, così come tutta la comunità agostiniana. Oggi, quella vicinanza così particolare del nuovo Vescovo di Roma non è sfuggita a chi vuole leggere gli eventi oltre i semplici richiami di documenti e date.