ANDRIA - Nuova udienza lo scorso venerdì mattina al Tribunale di Trani del processo Angrisano, la 42enne andriese uccisa dal marito il 28 novembre dello scorso anno. Si è proceduto all’escussione di alcuni testi e all’esame di prove raccolte per ricostruire la vicenda avvenuta alla periferia di Andria quando Vincenza Angrisano, giovane moglie e madre andriese, perse la vita per mano di suo marito.
«Ad un mese dal 28 novembre, giornata internazionale per la lotta alla violenza contro le donne, due giorni fa al Tribunale di Trani, si è tenuta l’udienza del processo sul caso di femminicidio che ha portato alla morte di Vincenza Angrisano – dichiara l’assessora comunale al Futuro con delega alle Pari Opportunità, Viviana Di Leo -. Ci ho tenuto ad essere presente, non solo per rappresentare fisicamente la città di Andria in una vicenda che ha scosso tutta la comunità, ma anche e soprattutto perché ritengo che Vincenza non vada dimenticata. Lo scorso anno, eravamo impegnati nella rassegna “Non solo 25 novembre”, e proprio durante la manifestazione ci sopraggiunse la notizia del femminicidio nella nostra città. È stato un fatto che ha coinvolto emotivamente l’intera comunità, e la risposta della città è stata immediata. Indignazione, ma anche e soprattutto dolore per l’ennesima violenza».
A quasi un anno dalla tragedia che raggiunse subito il clamore nazionale, Andria non ha mai smesso di pensare e ricordare la 42enne vittima del femminicidio. «Enza, così come era chiamata da tutti, è una vittima ma deve diventare, e in parte lo è già, simbolo di una battaglia che non vede nessuno escluso – prosegue l’assessore Viviana Di Leo -. Enza è l’ennesima vittima e purtroppo non è stata nemmeno l’ultima. Ma noi, tutti noi, non possiamo e non dobbiamo fermarci. Non solo nel continuare a parlare di violenza di genere, ma anche e soprattutto nel creare tutte quelle condizioni che possano generare maggiore consapevolezza nelle donne e negli uomini».
Vincenza Angrisano fu accoltellata all’addome e al torace dal marito 51enne Luigi Leonetti nella loro casa, sulla statale 231 tra Andria e Corato. Fu proprio l’uomo a chiamare il 118, per chiedere aiuto dopo quello che aveva fatto. Al momento dell’omicidio in casa c’erano anche i due figli della coppia, di 6 e 11anni, ora affidati a una delle due sorelle della vittima. Vincenza lavorava su commissione e vendeva prodotti per la casa alla sua rete di conoscenze. Un impiego che la gratificava e che le garantiva quella indipendenza, probabilmente non gradita dal marito. Lo scorso maggio, il pubblico ministero della Procura di Trani, titolare del fascicolo, Francesco Chiechi, aveva firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Nel provvedimento sono stati contestati al marito della donna, i reati di omicidio volontario con le aggravanti della premeditazione, dei futili motivi e di aver commesso il fatto alla presenza dei figli. Restano in piedi anche le ipotesi di maltrattamenti in famiglia e lesioni colpose.