TRANI - Rischia fino a cinque anni di carcere, con una sanzione fino a 10mila euro, il tuttora ignoto responsabile di danneggiamento aggravato e interruzione di pubblico servizio che versò diserbante nella cisterna deputata all’irrigazione del manto erboso dello stadio comunale Nicola Lapi.
È quanto emerge a seguito delle dichiarazioni rese dall’assessore allo sport, Leo Amoruso, all’esito del rilascio della relazione di Arpa Puglia per conto della Procura della Repubblica di Trani, presso cui l’amministrazione comunale aveva sporto denuncia contro ignoti in merito al presunto, ed oggi accertato, sabotaggio del terreno di gioco.
Ebbene, i tecnici dell’agenzia ambientale hanno accertato che il deperimento dell’erba dello stadio è avvenuto a seguito di un atto - da ritenersi quasi certamente doloso - per mano di chi, forzando l’ingresso della struttura o approfittando di una possibile, mancata sorveglianza, sarebbe andato dritto alla cisterna dell’impianto di irrigazione del campo di gioco per contaminarne l’acqua così da avvelenare il rettangolo verde durante la fase della semina.
DALLA SEMINA AL DISASTRO I fatti risalgono ad ottobre 2023, quando ebbe inizio una semina che sarebbero dovuta durare 15 giorni, dopo i quali si sarebbe subito tornato a giocare: invece, da allora, lo stadio non è stato più utilizzato. L’erba non ricresceva più, la semina fu rifatta per la prima ed anche per la seconda volta, ma nulla.
Si ipotizzò che alla base del problema ci fosse l’attività predatoria del grillotalpa, che avrebbe potuto divorare tutti i semi sparsi lungo il rettangolo di gioco. Ma da lì a poco, in consiglio comunale, Amoruso svelò per la prima volta l’incredibile realtà: «Il terreno di gioco è stato avvelenato con diserbante presente in quantità massiccia».
LE CONSEGUENZE Paradossalmente, lo scorso 3 dicembre si è svolta la cerimonia di intitolazione dello stadio al compianto ex assessore allo sport Nicola Lapi ma già prima, ed anche dopo, nessuno più in quel impianto ha giocato. Di conseguenza, le tre società sportive le cui squadre giocavano a Trani sono migrate di volta in volta presso altre strutture per disputare le loro partite casalinghe, con pesanti di percussioni: drastico calo di tifoseria al seguito; evidenti disagi di carattere logistico; aumento incontrollato dei costi.
Contestualmente alla chiusura dello stadio, il Comune di Trani ha anche sospeso l’affidamento in custodia dello stesso alla società Apulia Trani, in quanto tale servizio non avrebbe più avuto alcun senso con un impianto inutilizzato e chiuso.
VERSO IL SINTETICO Quali, adesso, le prospettive? «Abbiamo scritto a Procura ed Arpa per chiedere loro, dal momento che le analisi sono state completate, l’autorizzazione a svuotare e bonificare la cisterna, così da procedere subito al progressivo ripristino del manto erboso», fa sapere Amoruso.
Va anche detto, però, che è in atto la gara per l’affidamento in concessione pluriennale dello stesso stadio per una durata di dieci anni: ebbene, fra le migliorie possibili da proporre nell’offerta, c’era anche quella della sostituzione del manto erboso naturale con uno in sintetico. Se così sarà, per la realizzazione servirebbero circa due mesi fra sistemazione del drenaggio, stesura del tappeto, sopralluoghi e rilascio di autorizzazioni da parte della Lega dilettanti: non un’attesa infinita, soprattutto se comparata con i sei mesi di stop forzato tuttora in corso.
PAGINA AMARA Resta l’amarezza per quanto accaduto e la gravità di un gesto che potrebbe avere una regia sulla quale le indagini sono in corso nel più assoluto riserbo. Chi ha voluto la morte dell’erba dello stadio, probabilmente ha anche cercato e ottenuto la destabilizzazione, almeno temporanea, del movimento calcistico a Trani. La speranza è che dopo tante polemiche, quasi sempre non confortate da prove certe ma alimentate solo da inutili illazioni, oggi forse si potrebbe chiudere il cerchio su una delle pagine più buie e tristi della storia dello sport cittadino.
















