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Barletta, la lotta di Cosimo Damiano: «Mi si nega diritto al lavoro per la mia disabilità»

 
Rita Schena

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Rita Schena

Barletta, la lotta di Cosimo Damiano: «Mi si nega diritto al lavoro per la mia disabilità»

Una paresi ostetrica sul lato destro non gli ha impedito di prendersi un diploma come tecnico in gestione aziendale, o svolgere incarichi in bar, stabilimenti balneari, in un negozio

Giovedì 01 Febbraio 2024, 12:35

BARLETTA - Mai fermo. Cosimo Damiano si è sempre dato da fare, per dimostrare che la disabilità non è un limite nel lavorare, per sgretolare tutti quei pregiudizi che etichettano i disabili come «diversi».

«Io non mi sono mai sentito “diverso” – confessa -. Mi sono inventato una serie di slogan che andavo ad attaccare nei locali di Barletta proprio per sensibilizzare su una situazione, quella di chi è un portatore di handicap, che non preclude la possibilità di essere un cittadino come tutti gli altri e soprattutto un lavoratore».

Cosimo Damiano da tempo sta portando avanti una battaglia: quella di chi dovrebbe essere tutelato attraverso riserve di posti nei concorsi, o nelle priorità di accesso all'impiego e invece nel concreto non lo è.

«La mia disabilità è per una paresi ostetrica sul lato destro – racconta -, ma questo non mi ha impedito di prendermi un diploma come tecnico in gestione aziendale, o svolgere incarichi in bar, stabilimenti balneari, in un negozio. Chi mi offriva una chance mi ha assunto inizialmente per svolgere piccole mansioni, per poi rendersi conto che potevo fare anche molto di più. Per vedere di trovare una stabilizzazione, che andasse oltre i lavoretti precari che ero chiamato a fare, ho preso la qualifica di Oss».

Un lavoro complesso quello da operatore socio sanitario, ma che non ha mai spaventato Cosimo Damiano. «Sono sposato, ho una bambina di 3 anni, ho delle responsabilità e non mi sono mai tirato indietro. Purtroppo però pago sulla mia pelle quanti hanno delle responsabilità e non le svolgono secondo legge».

Quello che Cosimo Damiano lamenta è che nonostante la norma preveda riserve specifiche nei bandi, per le assunzioni di personale con disabilità, questo non venga rispettato.

«Come Oss ho partecipato al maxi concorso regionale da 3mila posti, dove non c'erano di queste riserve. Ho partecipato come normodotato. L'ho superato anche se non da vincitore e dopo un po' sono stato chiamato per un tempo determinato agli Ospedali riuniti di Foggia. Mi sono trovato con persone di grande umanità, mi hanno assegnato un incarico in ambulatorio, ma non mi sono mai negato se serviva altro. Solo che purtroppo dopo quei pochi mesi non sono stato richiamato più».

«Ci sono tanti incarichi che ogni disabile può fare, ma dobbiamo essere messi alla prova e soprattutto si devono rispettare le riserve. Alla Asl Bat ad esempio ci sono ben 61 posti per categorie protette, ma non si viene assunti. Una situazione paradossale. Io posso capire che una impresa privata decida di non assumere un lavoratore come me, ma una azienda pubblica? Come può non rispettare la legge? Io voglio solo il mio diritto, che poi è un diritto di dignità per tutti noi “speciali”. Possiamo dare tanto, non vogliamo assistenza. Io non mi vergogno per quello che sono e so quello che posso fare e dare. Come me tanti altri nella mia situazione. Il mio è un appello alle Istituzioni: non trattateci come fossimo solo un peso per la società, siamo una risorsa».

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