BARLETTA - «Non c'è in giro nessuno. La città è completamente vuota. Sembra una città fantasma». È un mantra che ripete con sofferenza e preoccupazione da Tel Aviv Massimiliano Napolitano - barlettano dal gran cuore - volontario del Nucleo Operativo della Protezione Civile sodalizio che si occupa del trasporto di midollo osseo e cellule staminali ematopoietiche per il trapianto a malati leucemici o con tumori del sangue. La comunicazione telefonica salta in continuazione.
«Sto vivendo in prima persona gli eventi che stanno sconvolgendo il Medio Oriente e il mondo - ha aggiunto -. Devo recarmi al laboratorio per la raccolta delle cellule staminali in una struttura sanitaria israeliana per poterle portare in un grosso ospedale del Sud Italia, dove una donna italiana è in attesa del prezioso dono della vita grazie alla donazione di un ragazzo Israeliano di 24 anni d’età. Nessuno mi fermerà».
Insomma un gigante della solidarietà che non si preoccupa della morte dovendo salvare una vita.
Roteando il caleidoscopio della sua memoria ed esperienza aggiunge: «Avevo già effettuato un’altra missione la scorsa primavera. La città era incredibilmente attiva. Spiagge piene, vita notturna, locali affollati. Oggi è una città fantasma. In giro non c’è nessuno. Sembra di essere tornati al lockdown del Covid. Girano solo taxi, macchine della polizia e dell'esercito. Tantissimi militari. E' impressionante vedere centinaia di ragazzi giovanissimi armati fino ai denti pronti ad imbracciare le armi».
Svela alcuni particolari del viaggio: «Dall’Italia siamo sempre in contatto con la centrale operativa che ci supporta totalmente. Tanto io quanto la mia collega siamo monitorati e geolocalizzati dalla Farnesina essendo registrati su Viaggiare sicuri e sull'App Unità di crisi».
La conclusione: «Viaggiamo in tutto il mondo per prelevare il midollo spinale o le cellule staminali ematopoietiche per trasportarle dal luogo di raccolta, dove si trova il donatore, fino all’ospedale dove si trova il paziente compatibile. Voglio evidenziare la generosità del donatore israeliano che in questi giorni, nonostante tutto ciò che sta succedendo, andrà in ospedale per donare le proprie cellule e salva re la donna italiana. Grande altruismo e coraggio in questo momento particolare che sottolinea quanto la voglia di vivere sia più grande della paura di morire».