TRANI - «Sono stato personalmente sul ciglio di quella cava e posso confermare che, in alcuni momenti, l’aria è davvero irrespirabile. Quell’odore acre ti entra nella gola e quasi ti toglie il fiato, ti fa bruciare gli occhi e speri solo che il vento lo faccia subito girare da qualche altra parte».
Così l’ex candidato sindaco ed ex assessore comunale della prima amministrazione di Amedeo Bottaro, Domenico Briguglio, che ieri mattina ha richiamato in piazza della Repubblica i cittadini per stimolare la comunità intorno alla necessità di fare chiarezza intorno alla cava dismessa di contrada Monachelle, che continua lentamente, ma incessantemente, a fumare a seguito di combustione di materiale plastico, e forse non solo quello, che Briguglio ipotizza essere tossico.
Obiettivo della manifestazione, trarne la forza dalla voce della gente per invocare interventi concreti, che ancora sembra non si siano visti. «Solo se siamo in tanti possiamo farci ascoltare ed evitare che questa delicata situazione cada nel dimenticatoio – ha spiegato il neo coordinatore cittadino di Azione -. La cosa che mi ha stupito è l’avere verificato personalmente l’effettiva presenza di fumi nella cava costante nel tempo, la mancanza di una efficace delimitazione del sito, la totale assenza di chicchessia: non ho visto né il privato proprietario de sito, né rappresentanti delle istituzioni, né operatori specializzati per effettuare saggi, prelievi e carotaggi per capire che tipo di materiale stia bruciando. Non siamo a conoscenza della tossicità dei fumi e quanto siano nocivi per la salute in base a mirate analisi, ma intanto quell’odore acre investe ormai da tempo la città procurando un chiaro senso di irritazione all’apparato respiratorio. Non sappiamo cosa stiamo respirando – conclude Briguglio - ma i cittadini sono stanchi e chiedono risposte».
Peraltro, due settimane fa è stato svolto un sopralluogo ufficiale cui hanno partecipato sindaco, assessore all’ambiente, Polizia locale, Asl Bt ed Arpa. Quest’ultima ha campionato l’aria sulla cava e nella zona ad essa circostante, ma il rapporto ancora non è disponibile. Tutto questo, e quanto prossimo ad essere prodotto, è già sul tavolo della Procura della Repubblica, che dopo sei anni (la cava aveva preso a fumare già nel 2017) è tornata ad indagare allo stato contro ignoti su denuncia del Comune di Trani.
«Attualmente siamo andati molto avanti rispetto a quel sopralluogo – fa sapere il sindaco Bottaro -, perché è vero che Arpa non ha ancora rilasciato il rapporto, ma ha fatto sapere che la situazione in loco è di fatto molto simile a quella del 2017. Così la stessa Arpa ha scritto all’ente competente, la Provincia, che come all’epoca deve aprire il procedimento ai sensi di legge circa l’individuazione del responsabile di una potenziale contaminazione. Nel frattempo, nei giorni scorsi ci siamo riuniti con Arpa, Asl Bt, Regione e Provincia e ci riaggiorneremo a brevissimo. Nell’ipotesi di inerzia da parte del proprietario, sempre ai sensi di legge – conclude il primo cittadino - sarà poi il Comune ad intervenire per eliminare i focolai della potenziale contaminazione».
Alla fine del precedente del 2017 fu accertato che le emissioni erano nei limiti, in quanto provenienti da benzene in combustione: è uno scenario sovrapponibile e quindi non dobbiamo preoccuparci? Oppure, in ogni caso, bisogna intervenire e porre fine a questi focolai? «Entrambe le cose – risponde Bottaro -. La situazione è sovrapponibile e quindi si presume che, come nel 2017, non ci sia nulla di allarmante. Ma ciò non toglie che la situazione vada assolutamente eliminata: bisogna intervenire anche questa volta nello stesso identico modo, con ruspe e trincee, eliminando il focolaio e probabilmente svolgendo anche un’attività più approfondita per la rimozione anche di quei rifiuti che possono essere sempre a rischio incendio».