TRANI - «La Polizia locale ha svolto l’intera istruttoria prevista. Adesso attendiamo dagli organi competenti l’autorizzazione ad intervenire». Così l’assessore all’ambiente, Leo Amoruso, attraverso le cui dichiarazioni il Comune di Trani per la prima volta si esprime in merito al ritorno in attività della cava fumante di contrada Monachelle, che già da qualche settimana ha ripreso a rilasciare in atmosfera fumi distintamente percepiti soprattutto in città. Le emissioni maleodoranti stanno notevolmente molestando i cittadini e questo ha determinato una mobilitazione che ha consentito a più di un soggetto a vario titolo, parallelamente all’attività che i vigili avevano in corso, di accertare senza tema di smentita che la fonte degli odori nauseabondi fosse la stessa cava dismessa già fumante nel 2017.
Per spegnere quel rogo, particolarmente diffuso, fu necessaria una complessa opera di sbancamento del terreno realizzata in sinergia fra Carabinieri del Noe, Vigili del Fuoco ed Arpa, il tutto sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Trani che, all’epoca pose sotto sequestro il sito ed aprì un fascicolo nei confronti di due indagati per accertare il responsabile dell’inquinamento. Ebbene, quando Amoruso fa riferimento all’attesa di un’autorizzazione ad intervenire da parte degli organi competenti il riferimento, anche se non espressamente pronunciato, sembra proprio alla Procura della Repubblica ed all’interrogativo se il sito sia ancora sottoposto a sequestro penale: per quanto adesso spiegheremo, l’area risulta essere stata dissequestrata nel 2019.
Il procedimento, come detto, fu aperto nel 2017 ed il titolare del fascicolo è l’ormai ex sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Trani Alessandro Donato Pesce. Invero, all’epoca non era a Trani il procuratore in carica, Renato Nitti, a sua volta chiamato a ricostruire negli uffici al secondo piano di Palazzo Torres i passaggi di quel procedimento in vista di una sua più puntuale attualizzazione.
La cronaca dell’epoca ci racconta che il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Trani, ad ottobre 2019, archiviò la posizione delle due persone indagate per la vicenda della cava fumante di contrada Monachelle, in merito alla quale la Procura della Repubblica aveva aperto un procedimento per accertare il responsabile dell’inquinamento.
Il proscioglimento, con conseguente rimozione dei sigilli e dissequestro dell’area, arrivò sia per il custode giudiziale del sito, cui si contestava l’omesso controllo, sia per il proprietario di un terreno confinante, attraverso il quale si accede alla vecchia cava, per presunti abusi edilizi. Il pm aveva già richiesto l’archiviazione del procedimento a carico dei due indagati, ma il gip inizialmente si era opposto richiedendo un supplemento di istruttoria, all’esito del quale giunse la doppia, definitiva archiviazione.
Le proprietarie del sito, a loro volta, si erano già viste accogliere con successo, presso il Tar Puglia, il loro ricorso contro l’ordinanza del sindaco di Trani, Amedeo Bottaro, che aveva intimato loro di procedere alla messa in sicurezza e bonifica dell’area: alla luce del pronunciamento del tribunale amministrativo, non furono loro ad occuparsene non avendo in alcun modo la disponibilità del sito, oggetto di procedura fallimentare sin dal 1999.
Premesso tutto questo, va anche chiarito che la vicenda si chiuse senza avere mai accertato il vero responsabile di quell’inquinamento. La cava fu localizzata per la prima volta a settembre 2017. A novembre di quello stesso anno Arpa Puglia, all’esito delle sue analisi, aveva qualificato il sito «contaminato», a seguito «una forte concentrazione di idrocarburi pesanti che qualifica la sostanza sversata come una miscela di gasolio ed oli lubrificanti».
A seguito di successiva attività d’indagine sul sito, svolta a marzo 2018, il professor Francesco Fracassi, consulente tecnico della Procura, accertava che «le immissioni fumose in atmosfera non sono più visibili, sebbene il suolo sia ancora caldo così come evidenziato nella relazione di consulenza tecnica del dottor Manigrassi (consulente tecnico del custode giudiziario del sito, ndr). Verosimilmente, il fenomeno si è ridimensionato sia a causa del tempo trascorso, sia per le abbondanti piogge».
Lo stesso consulente della Procura disponeva di procedere «alla realizzazione di due trincee esplorative per meglio definire le cause delle esalazioni moleste provenienti dal sottosuolo della cava, nonché gli interventi necessari alla soluzione degli inconvenienti ambientali esistenti». L’assessore all’ambiente, Michele di Gregorio, esprimeva così indirizzo politico per dare esecutività a quanto richiesto.
All’esito dell’imponente intervento svolto, dopo il sequestro, gli accertamenti ambientali, i carotaggi, le trincee esplorative e gli sbancamenti, si accertava che in quel sito erano stati smaltiti, in tempi non meglio precisati, solo plastica e vetro. Il 19 settembre 2018, ad un anno esatto dalla sua localizzazione, l’amministrazione comunale confermò ufficialmente che le emissioni fumose si erano definitivamente interrotte. Oggi, però, a distanza di cinque anni esatti, sono riprese.
«La Polizia locale, con la sua Sezione ambiente, sta monitorando la situazione con mezzi per terra di terra che mezzi di terra e droni - specifica Amoruso -. Nel frattempo, ringrazio chi, anche privatamente o come associazione, ci ha fornito materiale utile e supporto. Ed anche l’Asl Bt, che si è offerta per un monitoraggio sulla zona, affiancandoci come era già successo nel 2018». Infatti, il dirigente del Servizio di igiene e sanità pubblica della Asl Bt, Patrizia Albrizio, in una Pec trasmessa a sindaco, assessore all’ambiente, Comando della polizia locale ed Arpa, ha chiesto un sopralluogo urgente alla cava nuovamente fumante dopo le analoghe attività effettuate il 22 gennaio 2018, quando gli stessi organismi convennero sul sito per accertare lo stato dei luoghi e avviare gli interventi che, all’epoca, apparvero risolutori. In realtà quanto fu fatto pare non sia stato sufficiente a spegnere per sempre alla radice i focolai che, oggi, stanno nuovamente ed incessantemente bruciando. La dirigente della Asl Bt è scesa in campo non potendo ignorare le tante segnalazioni e gli articoli di stampa, con il chiaro obiettivo di dare una scossa a tutte le istituzioni.