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Prodotti ittici adulterati, operazione dei Nas nella Bat: 12 arresti e 6 provvedimenti restrittivi VIDEO

 
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I Carabinieri stanno eseguendo anche sequestri a Bisceglie per le frodi nei prodotti commercializzati in tutta Italia

Martedì 04 Luglio 2023, 08:48

18:06

BISCEGLIE - Nelle prime ore della mattina, militari del Nas di Bari, coordinati dalla Procura della Repubblica di Trani e con il supporto dei competenti Comandi Provinciali Carabinieri, stanno eseguendo 18 misure cautelari personali, emesse dal Gip del Tribunale di Trani (Bat), a carico di titolari e dipendenti di aziende ittiche di Bisceglie (Bat), di una società di consulenza e di un laboratorio privato di Avellino, nonché alcuni provvedimenti di sequestro, sia impeditivo che per equivalente, anche a carico di alcune delle società coinvolte. Ai destinatari delle misure è contestato il reato di associazione per delinquere finalizzata, tra l’altro, all’ adulterazione di sostanze alimentari, frode e falso inerenti l'attività di produzione e commercio di prodotti ittici in tutto il paese.

Sono cinque le persone finite in carcere, e sette agli arresti domiciliari, dei 18 indagati nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Trani sulle sofisticazioni alimentari. Le altre sei persone coinvolte sono state raggiunte da provvedimenti che prevedono divieto o obbligo di dimora. Le indagini seguono i nove decreti di perquisizioni eseguiti dai carabinieri del Nas di Bari, con la collaborazione dei colleghi di Napoli, Taranto, Foggia, Campobasso e Salerno, nel maggio dello scorso anno a carico non solo di una impresa ittica di Bisceglie (in provincia di Barletta - Andria - Trani) ma anche di due laboratori privati e accreditati di Avellino in cui si svolgevano le analisi sul prodotto lavorato nell’azienda biscegliese. Esami, questi, da cui non sarebbe emersa la presenza di additivi illeciti negli alimenti.

Procura di Trani: «Quadro allarmante»

A far partire le indagini della magistratura di Trani, che hanno portato alla iscrizione nel registro degli indagati anche di imprenditori e dipendenti di alcune imprese ittiche, è stata l'intossicazione alimentare che ha colpito una decina di persone in diverse province italiane (tra cui una famiglia di Pezze di greco, contrada di Fasano nel Brindisino) e dovuta al consumo di tonno pinna gialla. Secondo quanto accertato all’epoca dei fatti, il prodotto ittico, prima della sua immissione in commercio da parte dell’azienda di Bisceglie, sarebbe stato "decongelato e adulterato con sostanze non consentite», riferirono gli investigatori per «esaltarne l’aspetto e il colore ma rendendolo di fatto nocivo per la salute dei consumatori».

«Le intercettazioni, ambientali e telefoniche, sono state fondamentali e ci hanno restituito non solo un quadro allarmante di quanto stava accadendo ma ci hanno anche permesso di capire e di cogliere la piena consapevolezza da parte degli indagati di ciò che stava accadendo». Lo ha detto il procuratore di Trani, Renato Nitti, nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli dell’inchiesta chiamata 'Albacares' che ha portato all’arresto in carcere di cinque persone, altre sei sono finite ai domiciliari e per altre sette è stato disposto il divieto di dimora (per cinque) e l’obbligo di dimora (per due). In carcere sono finiti i vertici di due imprese ittiche di Bisceglie (Barletta-Andria-Trani) - la «Ittica Zu Pietro Srl» e la «Izp processing» - e di due tra laboratorio di analisi e società di consulenza e certificazioni di Avellino - la «Innovatio Srl» e "Studio summit Srl» -.
Le accuse contestate a vario titolo sono associazione per delinquere finalizzata all’adulterazione di sostanze alimentari, frode nell’esercizio del commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico. Le indagini, condotte dai carabinieri del Nas, sono iniziate nel giugno del 2021 dopo alcuni casi di intossicazione registrati in diverse province italiane. Nello specifico ne sono state accertate «sei a Firenze, una a Lavagna in Liguria, 10 a Benevento, tre a Bisceglie» a cui si sono aggiunte quelle provocate dall’acquisto di prodotti in pescheria e sono state «5 a Bitonto, 4 a Pezze di Greco nel Brindisino, altrettante a Pescara e cinque a Teramo.

«La salute del consumatore è stata messa a repentaglio con le condotte degli indagati. Come è accaduto in molti casi accertati nel nord Italia dove ci sono state intossicazioni più gravi che hanno comportato il ricovero in terapia intensiva proprio perché un elevato livello di nitrati e nitriti nel sangue può comportare una mancata ossigenazione e quindi la necessità di ricorrere a terapie molto più invasive». Lo ha dichiarato il colonnello Edoardo Campora, comandante del gruppo Nas dei carabinieri per l’Italia meridionale nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli dell’inchiesta denominata «Albacares» che ha fatto finire cinque persone in carcere, sei ai domiciliari e ha portato alla esecuzione di sette provvedimenti di cui cinque divieti di dimora e due obblighi di dimora.

«Il sistema dei controlli ha funzionato anche nei confronti di chi ha provato ad aggirarlo», ha aggiunto il colonnello facendo riferimento al Rasff, il Rapid alert system for food and feed che permette un veloce scambio di informazioni tra i Paesi dell’Unione europea sui rischi per la salute. «È una rete rapida - ha spiegato - che mette in comunicazione gli Stati comunitari sui rischi per la salute. In questo caso, la sofisticazione del tonno pinna gialla era fatta per renderlo non solo più appetibile dal punto di vista essenzialmente visivo, ma anche più commercializzabile. Da questa inchiesta emerge la piena consapevolezza di chi commercializzava questi prodotti adulterati e rischiosi per la salute». «Stiamo parlando di professionisti del settore: imprenditori e persone legate al mondo della sicurezza alimentare che erano consapevoli degli effetti sulla salute umana degli additivi», ha sottolineato il capitano Alessandro Dall’Otto, del Nas di Bari. «È necessario che il consumatore segnali le problematiche che riscontra sulla propria salute e che controlli sempre le etichette degli alimenti che si acquistano», ha concluso.

«Non mangiate pesce curdo», intercettazioni choc nell'indagine

C'è l’intercettazione di un dialogo che ha sconcertato gli investigatori nei verbali delle indagini sul tonno adulterato che stamani ha portato il Nas di Bari ad eseguire 18 misure cautelari a carico di altrettanti indagati tra la Puglia e la Campania. Le misure sono state eseguite dopo che - ha spiegato il procuratore di Trani, Renato Nitti - «nella prima fase di indagine alcuni degli intossicati sono finiti in rianimazione o in terapia intensiva». Il dialogo - secondo l'accusa - dimostra la consapevolezza degli indagati sui reati compiuti.

L’intercettazione è del settembre 2021 e ad assere captata è la voce di una dipendente della società di certificazione coinvolta che dice 'Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male. Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo». «È stato indispensabile sapere le esatte parole pronunciate e intercettate per capire quanto stava accadendo sia dal punto di vista giuridico sia per la ricostruzione del fatto», ha detto Nitti.

Secondo il procuratore, lo stralcio della conversazione dimostra che tra i dipendenti del laboratorio di analisi «vi è la volontà di scremare i dati o di ometterli», per «massimizzare il volume di affari viste le centinaia di chili di prodotto adulterato commercializzato in tutta Italia». Le sostanze vietate usate per «rendere più appetibile il prodotto» erano nitriti e nitrati.
Secondo quanto emerso, il tonno pinna gialla (Thunnus Albacares, da cui prende il nome l’operazione), prima della sua immissione in commercio, veniva decongelato e adulterato con sostanze non consentite, per esaltarne l’aspetto e il colore «ma rendendolo, di fatto, nocivo per la salute dei consumatori». I carabinieri hanno eseguito anche un decreto di sequestro di beni pari a 5,2 milioni di euro, corrispondente al valore della merce venduta, e il sequestro delle imprese ittiche e dei relativi beni aziendali. «Se i cittadini segnalano quanto accade, nasce la possibilità di intervenire, di darci quegli spunti che consentono di avviare un’indagine - ha concluso Nitti - lo so che a volte è faticoso, ma bisogna farlo».

GEMMATO: BENE LE INDAGINI A TUTELA DEI CITTADINI

«Un plauso ai carabinieri del nucleo antisofisticazione e sanità di Bari, le cui indagini hanno messo in luce pesanti irregolarità relative all’adulterazione di prodotti ittici, in particolare tonno a pinna gialla, il cui consumo avrebbe portato a diverse intossicazioni alimentari su tutto il territorio nazionale». Lo dichiara il sottosegretario alla Salute, Marcello Gemmato, commentando l’operazione del Nas che, coordinato dalla Procura di Trani, ha eseguito i provvedimenti cautelari a carico di imprenditori e dipendenti di aziende ittiche di Bisceglie, nel nord Barese e di una società di consulenza sulla sicurezza alimentare e di un laboratorio privato di analisi di Avellino.
«Si tratta dell’ennesima operazione dei carabinieri del Nas a tutela della salute pubblica dei cittadini - aggiunge - il cui lavoro incessante è fondamentale per garantire la sicurezza alimentare e portare a tavola prodotti sicuri e di qualità».

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