Il processo agli ex pm Antonio Savasta e Luigi Scimè è competenza del Tribunale di Potenza per via di una inchiesta parallela che nel frattempo è già stata dichiarata prescritta. È quanto ha stabilito la Corte d’appello di Lecce nelle motivazioni della sentenza con cui, a metà gennaio, ha annullato per incompetenza funzionale le condanne di primo grado con il rito abbreviato, esattamente come era già avvenuto lo scorso anno per la condanna con il rito ordinario dell’ex gip Michele Nardi (16 anni e 9 mesi) e di altre quattro persone.
La decisione del collegio (presidente Nicola Lariccia, relatori ed estensori Domenico Toni e Antonia Martalò) non deriva dunque - come si era ipotizzato - dall’eccezione avanzata dalla difesa di Scimè (avvocato Mario Malcangi), eccezione che i giudici hanno ritenuto «ancora una volta infondata», bensì da quella «sollevata, sia pure per mera adesione», dalla difesa di Savasta (avvocati Massimo e Riccardo Manfreda). L’ex pm tranese condannato a 10 anni era infatti imputato a Potenza per via di una presunta concussione insieme all’ex capo della Procura di Trani, Carlo Capristo, a Nardi e all’imprenditore Flavio D’Introno: insieme ai commercialisti Massimiliano Soave e Franco Maria Balducci e all’avvocato Giacomo Ragno, secondo l’accusa, il gruppetto avrebbe costretto due imprenditori indagati per riciclaggio, i fratelli Zucaro, a farsi difendere da Ragno e Soave. A dicembre in udienza preliminare il gup di Potenza ha riqualificato l’accusa in induzione indebita e l’ha dichiarata prescritta (rinviando però a giudizio Nardi e Capristo).
Ma questo non rileva perché, hanno scritto i giudici di Lecce, l’accusa di concussione-induzione indebita (su cui è competente Potenza perché Capristo nel frattempo era diventato procuratore a Taranto) «ha ad oggetto un reato effettivamente connesso con quelli contestati al Savasta in questo procedimento», cioè quello di Lecce, in cui si ipotizza l’esistenza di un «sodalizio dedito alla commissione seriale di attività corruttive ed all’illecito “aggiustamento” di processi». Da qui l’esistenza di una «connessione» che riguarda non solo Savasta ma anche l’avvocato Ragno.
Va osservato che l’incompetenza funzionale è rilevabile di ufficio in qualunque momento, dunque l’«adesione» della difesa di Savasta non ha valore decisivo. Ma il solo fatto - detto in termini più semplici - che Savasta fosse imputato a Potenza, insieme a Capristo, per un’ipotesi di reato-fotocopia, conferma «la sussistenza di un’ipotesi di connessione» rispetto alle accuse di Lecce. E dunque trascina con sé anche le accuse agli altri imputati che si erano opposti all’annullamento, come l’avvocato Ruggero Sfrecola (per il quale il procedimento aveva portato a un chiarimento del quadro e che dunque aveva interesse a essere giudicato nel merito).
L’annullamento riguarda, oltre Savasta e Scimé (4 anni), anche le condanne di Sfrecola (4 anni e 4 mesi), Ragno (2 anni e 8 mesi) e dell’immobiliarista Luigi D’Agostino (4 anni). Il procedimento-bis dovrà dunque ripartire da capo esattamente come quello a carico di Nardi e degli altri quattro imputati, per i quali l’udienza preliminare è stata fissata al 5 aprile: nella richiesta di rinvio a giudizio, i pm Gloria Piccininni e Giuseppe Borriello indicano tra gli atti utilizzabili anche l’incidente probatorio in cui Savasta (che ha lasciato la magistratura e si dedica al volontariato) e D’Introno (che è in predicato di ottenere l’affidamento in prova) hanno cristallizzato le accuse a Nardi e ai coimputati.
Il deposito delle motivazioni per Savasta e Scimè però rende probabile una nuova riunione, a Potenza, dei due tronconi. E le difese cominciano a fare i calcoli sulla possibile prescrizione. Ipotizzando tre anni per il processo di primo grado e due per l’appello si arriva infatti al 2028, quando saranno trascorsi esattamente vent’anni da alcuni dei reati ipotizzati.