BARLETTA - «Eravamo circa venti nuovi vescovi nella Basilica di San Pietro quel 6 gennaio del 1983. Ordinati da Papa San Giovanni Paolo II, con immensa emozione ricordo solo la frase del pontefice alla fine della sua predica, un bel riferimento all’Epifania e alla nostra nuova esperienza apostolica: “Come i Magi guidati dalla stella cometa hanno portato la luce di Cristo alle genti, anche voi siate portatori di questa luce nei confronti dei popoli e dei territori in cui andrete”. Ero stato nominato da poco, dal 24 dicembre 1982, nunzio apostolico in Corea del Sud, a Seul, e quindi, questo era il mio mandato, il mio dovere, portare il bagliore divino agli amici e ai fratelli nella nazione dell’Asia Orientale».
Con grande gioia il Cardinale Francesco Monterisi riporta alla mente un episodio indelebile del suo percorso esistenziale.
Il 40° anniversario della sua ordinazione episcopale, celebrato ieri sera nella parrocchia del Crocifisso, è un vigoroso e affettuoso abbraccio dell’intera comunità ecclesiale diocesana e civile all’arciprete emerito della basilica papale di San Paolo fuori le Mura, discendente di una famiglia che ha dato alla Chiesa alcune note personalità ecclesiastiche, tra cui l’arcivescovo di Salerno Nicola Monterisi, l’arcivescovo di Potenza Ignazio Monterisi e il gesuita Giuseppe Filograssi, professore di teologia alla Pontificia Università Gregoriana.
Il cammino del porporato è sempre stato contraddistinto dal desiderio e dall’impegno di servire la Chiesa, di essere un prezioso cooperatore del comandamento del Signore con lo spirito e il messaggio di Cristo. Sobrietà e risolutezza fin dai tempi della sua ordinazione sacerdotale avvenuta il 16 marzo 1957 nella cattedrale di Barletta. Ma cosa rimane di quel giovane all’epoca 23enne?
«Ero ancora molto ingenuo – dice il cardinale – ma con fermezza posso assicurare che resta la vicinanza alla mia città, alla mia diocesi di Trani – Barletta – Bisceglie. Sono stato molto all’estero, tuttavia l’attaccamento alla mia terra è intatto. Le auguro di mantenere sempre il carattere di profonda e fervente religiosità così come l’ho conosciuto io anni addietro».
Un appello alle nuove generazioni. Un messaggio che richiama al criterio del servizio, alla sapienza e alla dedizione di Ratzinger.
«Con Papa Francesco viviamo la continuazione di Ratzinger, ossia ‘l’essenziale, la sostanza delle cose’ in modo integro e totale - evidenzia Monterisi – per certi versi con Bergoglio anche con aspetti nuovi, più belli. Eppure la dottrina di Benedetto XVI, i suoi scritti, rivolti al rapporto con la società e la cultura contemporanea, sono un punto fermo, rilevante, difficile, che, forse, non avrà una altrettanta risonanza. La lezione di Ratzinger, però, è racchiusa nel momento di preghiera e commozione in occasione del commiato, dei funerali in Piazza San Pietro. L’ultimo saluto è significativo. La Chiesa e il popolo faranno tesoro dei suoi insegnamenti».
Ha girato il mondo il cardinale Monterisi. Persevera nel sollecitare l’impegno di unità e carità cristiana già abbondantemente profuso nel corso dei secoli, da integrare sempre con immenso amore. Il riferimento è anche alla “martoriata Ucraina” e non solo.
«Dobbiamo mettere altruismo, personale abnegazione, nella nostra quotidianità. Penso che sia ancora troppo limitato l’ardore e il sacrificio di coloro che hanno le leve del potere per raggiungere la pace e la riconciliazione. È necessario che tutti almeno preghino per ritrovare la pace. Deve entrare prima nei nostri cuori nelle varie situazioni. Certo, la guerra in Ucraina la sentiamo più vicina. Ma nel mondo c’è ancora tanto odio. Papa Francesco per tutto questo ha una sola parola: fratellanza».