TRANI - Ci sarebbe un dissidio economico alla base della sparatoria avvenuta martedì scorso in via Finanzieri. Una lite degenerata, poi sfociata nell’arresto di Felice Fiore, 21 anni, e di suo padre Maurizio, 50 anni, entrambi di Trani: i due sono accusati di tentato omicidio, porto abusivo d’arma ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni.
I fatti risalgono alla tarda mattinata di martedì. La disputa fra i Fiore e le persone offese - secondo quanto emerso - sarebbe nata nell’ambito di contrasti fra persone che abitualmente praticano la pesca subacquea. Oggetto del contendere - in particolare - il sequestro di alcune bombole da parte della Finanza e le relative responsabilità.
Secondo quanto emerso, Maurizio e Felice Fiore avrebbero chiesto ad un loro conoscente 200 euro per le bombole sequestrate. A questo punto sarebbe nata una discussione, avvenuta anche alla presenza di testimoni. Felice Fiore avrebbe tirato fuori un coltello puntandolo verso uno dei suoi interlocutori, G.T., minacciando di colpirlo se si fosse avvicinato. Padre e figlio si sono poi allontanati a bordo della loro autovettura, una Ford Smax, per poi tornare dopo pochi minuti. «Io ti uccido», avrebbe detto Felice Fiore al suo contendente, puntandogli contro una pistola. Il colpo è stato poi esploso, ma la vittima ha trovato riparo dietro l’auto del proprio padre. A quel punto Fiore avrebbe mirato al padre di G.T., ma poi l’intervento dei presenti lo ha fatto desistere.
Nel frattempo sono stati allertati i carabinieri: i militari hanno tentato di fermare l’auto dei Fiore, condotta Felice, ma la Ford avrebbe continuato la sua marcia a tutta velocità, tentando di investire gli uomini dell’Arma che hanno poi esploso due colpi di pistola allo pneumatico posteriore destro per fermare l’auto. La Ford si è poi schiantata contro un furgone.
In sede di interrogatorio, innanzi al gip Domenico Zeno, i due hanno fornito la propria versione dei fatti.
Hanno dichiarato di essere stati minacciati di morte in passato da G.T. e da suo padre. Le loro richieste - inoltre - riguardavano la consegna di materiale per immersione di proprietà di Maurizio Fiore che invece era in possesso di G.T., mentre i 200 euro dovevano essere corrisposti a titolo di riparazione delle spese comuni sopportate a seguito del sequestro delle bombole da parte dei finanzieri. Inoltre è stato ribadito come non ci fosse alcuna volontà di uccidere i carabinieri, che la pistola era a salve e che serviva solo per spaventare G.T. .
Padre e figlio nell’immediatezza dei fatti sono stati accompagnati in carcere, ma all’esito di interrogatorio di convalida Maurizio è stato scarcerato, così come chiesto dall’avvocato Enrico Alvisi, difensore di entrambi. Il gip Domenico Zeno ha infatti ritenuto insussistente nei suoi confronti il reato di tentato omicidio nei confronti dei carabinieri.
La difesa nei prossimi giorni affiderà ad un consulente una perizia per meglio definire la traiettoria degli spari, poichè padre e figlio hanno sostenuto che l’arma - una scacciacani che non è stata ritrovata - fosse inoffensiva.