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A Bisceglie, quando la casa di riposo chiude all'improvviso e gli anziani mandati via

 
Redazione online

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A Bisceglie, quando la casa di riposo chiude all'improvviso e gli anziani mandati via

Villa «Santa Caterina» a Bisceglie

L'intervento dei sindacati: «Una decisione sorprendente dopo anni di gestione seria, il Comune riveda la politica sociale»

Lunedì 11 Aprile 2022, 16:30

21:00

Il 7 aprile, «La Gazzetta del Mezzogiorno» ha ospitato un intervento di Mario Schiralli, già direttore della biblioteca «Bovio» di Trani, che ha paventato la chiusura forzata di una casa di riposo a Bisceglie. Il fatto ha sollevato la reazione dei sindacati, come riportiamo a corredo dell'articolo che pubblichiamo a seguire. «È possibile che, senza un congruo numero di giorni di preavviso, una casa di riposo chiuda e una ventina di ospiti vengano…”invitati” da un giorno all’altro a trovarsi un’altra sistemazione?» si chiede Schiralli, che continua così il suo articolo: «Nessuno nega il diritto ad una struttura privata di cessare l’attività, ma quanto sta accadendo a Bisceglie rimane una anomala e impietosa vicenda, in considerazione non solo del ruolo sociale svolto, quanto e soprattutto perché far sloggiare senza preavviso gli ospiti anziani, da anni in quella residenza, incide profondamente sul loro stato psicofisico e sanitario».

«La storia parte dagli ultimi giorni di marzo quando ai familiari degli ospiti, tra cui due pluricentenarie e altri solo con … qualche anno di meno, viene comunicata la chiusura di Villa Santa Caterina di Bisceglie. Una addetta della struttura consegna loro un foglietto con l’elenco dei documenti da presentare subito alla Pua (Porta Unica di Accesso) della Asl di Barletta-Andria-Trani per poter ottenere il trasferimento in altra struttura nel giro – dicono - al massimo entro una settima. Sgomento e panico dei familiari. Aumentano allorquando vengono a conoscenza, invece, dei tempi lunghi che si prospettano (10-15 giorni) per ottenere l’Isee, una settimana per essere ricevuti su appuntamento dalla PUA e minimo un paio di mesi perché la commissione sanitaria si riunisca per deliberare. Ai familiari, nel contempo, viene pure comunicato (magra consolazione) che una organizzazione di recente formazione “Universo e Salute” (si dice faccia capo a due figure apicali della politica regionale) avrebbe già un accordo con l’Ospedale di Bisceglie “Divina Provvidenza” dove accogliere in convenzione i 20 vecchietti, prendendo in locazione un’ala di un padiglione già attrezzata. Ma alla “Divina Provvidenza” non si entra se prima tutte le carte non sono in regola. I tempi si prospettano lunghi nonostante l’incessante e frenetico peregrinare dei familiari tra CAF e uffici vari della Asl. Al batticuore dei congiunti, quello di “Santa Caterina”, invece, sembra insensibile. I tempi di uscita rimangono tassativamente ristretti. La difficile problematica investe di riflesso i vecchietti che, nel frattempo, vengono assistiti da volontari visto che tutto il personale sarebbe già stato licenziato. La corsa dei parenti a trovare una sistemazione è forsennata. Posti liberi in convenzione nelle varie strutture di…rispetto del circondario non ce ne sono. Le liste di attesa sono lunghissime. Bisogna rivolgersi (se si trova posto) a strutture private, ma con cospicuo esborso rispetto alla retta pagata alla residenza biscegliese. I conti col portafoglio, accentuano la disperazione di tutti, familiari e degenti. Alcune assistite sono nella impossibilità di affrontare la maggiore spesa e allora si registrano anche crisi di pianto».

Qualche giorno fa agli anziani arriva l’ultimatum. «O ve lo portate via entro due tre giorni o venite voi ad accudirlo» è la tassativa, lapidaria e sconcertante intimazione di quella che dicono sia la responsabile della struttura. I vecchietti avvertono quello che sta accadendo. Da tempo non c’è più la cucina. I pasti precotti vengono portati da una ditta esterna. Il disagio li prostra. L’assurdo è che la chiusura di «Santa Caterina» era stata ventilata qualche tempo prima del 25 marzo scorso, ma era stata a più riprese smentita dai responsabili della struttura. In questa penosa storia, c’è chi ha giocato sulla pelle di venti vecchietti, incuranti delle loro esigenze fisiche, psichiche e sanitarie. Persone che erano lì da anni, come le due centenarie. Una cattiveria gratuita dovuta sia all’improvvisazione di Universo e Salute (avrebbe dato tutto per scontato per la nuova sistemazione presso la Divina Provvidenza) e soprattutto alla disdicevole indifferenza della proprietà di «Santa Caterina», forse impaziente di liberare la struttura da demolire per far posto ad un nuovo palazzo. Nel 2022 è scandaloso che si arrivi a tali comportamenti su anziani inermi, trattandoli alla pari di «pacchi postali». Senza contare l’assenza finora delle autorità e dei servizi sociali.

L'allarme dei sindacati: subito un intervento pubblico

In seguito all'sos sulla Casa di riposo lanciato sulle colonne della «Gazzetta» giunge l'intervento della Cgil della Bat, che scrive: «Spiace constatare che la Santa Caterina di Bisceglie, dopo anni di gestione ed organizzazione ricordata e riconosciuta come una casa di ospiti longevi, da oggi in poi invece sarà ricordata per la sua chiusura maldestra e forzata, e non come una grande famiglia della casa di riposo. Una struttura consolidatosi nel tempo e conosciuta sul territorio di Bisceglie e non solo, non si è mai pensato nemmeno per un minuto, che sarebbe potuto accadere che la casa di Riposo Santa Caterina potesse chiudere battenti e lasciare gli ospiti senza alcuna certezza, anzi emergono sempre più le preoccupazioni degli anziani nel vivere questa annosa esperienza». Intervengono così Felice Pelagio, segretario generale dello Spi Cgil Bat e Michele Valente, segretario generale Cgil Bat sulla situazione che «ha il sapore di un vero fallimento, ed è la dimostrazione vera di quanto sia difficile occuparsi degli anziani fragili e non completamente autosufficienti perché stiamo parlando della presenza di una struttura che chiude in modo definitivo i cui ospiti hanno anche un’età centenaria».

«Quanto interesse suscita la situazione degli anziani?» si chiedono al sindacato. «Migliorare la qualità della vita è un impegno di tutti. Per questo chiediamo all’amministrazione comunale di farsi carico anche in questo territorio, attraverso gli ambiti, di una progettualità nel campo dei servizi di welfare per gli anziani fragili e non autosufficienti, ridefinendo i nuovi servizi legati all’Adi (assistenza domiciliare integrata) con un’integrazione maggiore e virtuosa con i servizi territoriali (erogati sul versante socio-assistenziale dagli enti locali, sul versante sanitario dall’Asl) e programmando una presenza in un’ottica di programmazione condivisa e comune per l’itera città» concludono Pelagio e Valente.

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