CANOSA - Da una parte la Protezione civile ed il governatore Michele Emiliano che, per far fronte alla drastica riduzione delle scorte di sangue, hanno rivolto, nei giorni passati, un accorato appello alla donazione, in particolar modo in questa fase segnata dall’emergenza, dall’altra i donatori canosini, pronti a rispondere, con immediatezza, all’invito, ma impediti a compiere la desiderata azione di volontariato perché è stato interrotto il servizio di raccolta dell’Avis cittadina.
Ed il suo ripristino tarda ad avvenire perché continuano a rimanere inascoltate le richieste della presidente dell’Avis comunale di Canosa, Marta Capozza, e rimangono senza riscontro le sue reiterate note inviate agli Organi competenti. Una incomprensibile dissonanza fra il chiedere ed il fare. Confusione, assenza di comunicazione ed una scarsa disponibilità verso gli utenti: sono queste le principali lamentele ricorrenti, che molti donatori di Canosa, in questo periodo di emergenza, indirizzano al Servizio immunotrasfusionale di Andria, che ha la responsabilità del funzionamento dell’Unità di raccolta fissa, sita nel locale ospedale. La disattenzione verso la soluzione del problema ha costretto ad annullare, perfino, la raccolta straordinaria programmata per oggi, domenica 26 aprile.
«Il 7 aprile scorso, abbiamo inviato – riferisce Marta Capozza- una nota ai vertici della Asl Bt per chiedere lumi, soprattutto in previsione della raccolta straordinaria fissata per oggi, domenica 26, alla quale hanno aderito già oltre trenta donatori. A causa del silenzio della Asl, abbiamo sollecitato, giorni fa, l’intervento del presidente Emiliano. Abbiamo anche informato il sindaco Roberto Morra di questa situazione, auspicando un suo diretto intervento presso la direzione della Asl, al fine di evitare, a questo punto, una sempre più probabile chiusura di questo reparto del nostro Pta (ex-ospedale)». Evidenzia: «Non abbiamo, ad oggi, ottenuto ascolto da nessuno, per cui, per ragioni di sicurezza, abbiamo dovuto annullare la donazione di questa mattina (domenica 26). Un vero peccato, ma soprattutto una mancanza di rispetto e di considerazione verso i donatori periodici di sangue, sempre disponibili a fare il loro nobile gesto, soprattutto in questa particolare fase di emergenza, nonostante i divieti in atto, il distanziamento sociale e i rischi negli spostamenti».
«Non per fare inutile polemica, soprattutto in questo momento di grande stress, ma a Canosa - conclude Capozza - non tutto è andato come ci si sarebbe aspettato, molto probabilmente perché già nella fase antecedente l’emergenza, la nostra Unità di raccolta fissa, se pur formalmente accreditata e con donazioni di sangue e plasma sempre in incremento, non era organizzata al meglio, in quanto, contrariamente a quanto stabilito dalla normativa vigente, garantiva l’accesso ai donatori solo il martedì ed il sabato, anziché tutti giorni della settimana e molto spesso lo staff medico era sottodimensionato. Da oltre un anno stiamo periodicamente evidenziando, senza mai ricevere risposte, diverse criticità organizzative nella nostra Urf. Ci dispiace molto, ma se non vi sono più le condizioni per mantenere in piedi il servizio, si abbia il coraggio di chiuderlo. La latitanza non giova a nessuno. Si andrebbe, è vero, in direzione opposta agli accorati appelli alla donazione volontaria del sangue, ma non verrebbero (almeno) banalizzati e non si fiaccherebbe la disponibilità dei donatori. E’ inutile, comunque, ribadire la nostra contrarietà e la totale disapprovazione per una incomprensibile chiusura. Proprio adesso, poi. Ma urge assumere i dovuti provvedimenti».