La storia di Giuseppe, il laureato con 110 e lode in ingegneria che ha vinto il bando della municipalizzata di Barletta per diventare netturbino, ha fatto il giro d’Italia. Ma ora, spenti i riflettori, il caso diventa politico e nel mirino finisce la Barsa, la società comunale che ha lanciato il concorso per 13 assunzioni a tempo indeterminato: i primi 9 della graduatoria pubblicata la scorsa settimana sono, infatti, dotati di laurea. Mai accaduto in nessun’altra parte d’Italia.
Il punto è semplice. In casi di questo tipo, per l’assunzione dei netturbini o di lavoratori con altre qualifiche di base normalmente si ricorre ai centri per l’impiego. Invece la Barsa ha, inaspettatamente, previsto nel bando 9 punti per la laurea. Il risultato è, appunto, aver premiato concorrenti che normalmente non avrebbero partecipato a una selezione pubblica per operatore dell’igiene urbana, o che comunque si sarebbero confrontati senza poter far valere il proprio titolo di studio.
A Barletta in questi giorni l’elenco dei vincitori del concorso passa di mano in mano alla ricerca di coincidenze. Una è stata trovata quasi subito, nell’assoluto silenzio della politica locale. Al posto numero 8 figura la dottoressa Teresa Rita Bufo, 23 anni, con laurea triennale in lettere e - a quanto dimostrano i profili social - la partecipazione ad alcuni concorsi di bellezza. La dottoressa Bufo è figlia di Giuseppe Bufo, avvocato, ottima famiglia, e soprattutto consigliere comunale di maggioranza della lista Cannito Sindaco, già assessore socialista ai tempi del sindaco Salerno.
Una coincidenza, senza dubbio. Come lo è la voce ricorrente che girava ieri, a margine del Consiglio comunale. Ovvero quella che la procedura per la selezione dei netturbini laureati che ha fatto il giro d’Italia sia il preludio a una «promozione» a ruoli meno faticosi, dietro una scrivania. Anche questa una voce senz’altro fantasiosa e immotivata.