Dalla «Seggia del diavolo» di Albano di Lucania alla figlia di Dracula ad Acerenza, dalla strana morte dei barbieri del re, a Lagopesole, al triangolo maledetto Colobraro, Gorgoglione e Craco. Ecco la Basilicata della superstizione, di luoghi ritenuti «magici», di reperti storici che la gente associa al paranormale, intrecciando spunti di cristianesimo a credenze pagane. Sono tanti gli esempi di inspiegabili fenomeni, soprattutto di natura, per così dire, morfologica, che magari sfuggono all’occhio distratto del lucano. Non a due giovani «investigatori» del mistero, Giusy Tolve e Roberto Lacava, autori di un libro-dossier dal titolo «Guida ai luoghi misteriosi della Basilicata - Leggende lucane e storie di fantasmi» (Arduino Sacco editore).
Gli scrittori hanno rispolverato la memoria popolare alla ricerca di storie e miti che affondano le radici nella notte dei tempi: «La guida - dice Roberto - è nata dalla fusione di due passioni: quella di Giusy per la letteratura mistery e la mia per il viaggio e la fotografia. Giusy, in particolare, mi ha fatto notare che nessuno prima aveva mai approfondito questo aspetto della nostra regione, quindi abbiamo sentito quasi come necessario il fatto di colmare questo vuoto. Viaggiando e, soprattutto, parlando con la gente (prima fonte delle storie che abbiamo raccontato) ci siamo accorti che esiste un sottile filo conduttore che lega i luoghi della nostra guida. Nello stesso tempo abbiamo anche capito quanto poco i lucani conoscano davvero la loro terra e quanto molte storie rischino di andare perdute». Quattro gli itinerari proposti nel volume, «tesori» e misteri da scoprire in ogni angolo della Basilicata: occhi puntati su Potenza città, l’hinterland, le Dolomiti lucane, e tanti paesi del Materano.
POTENZA - Prima tappa nella chiesa di santa Maria del Sepolcro che incrocia la storia di fra’ Domenico da Sava, trascinato da una forza oscura in un pozzo accanto al luogo di preghiera. Alla scena avrebbe assistito un altro frate, fra’ Rug - gero che raccontò: «Aveva grandi artigli, enormi denti e Dio mi punisca se dico una menzogna. I suoi occhi erano braci infuocate ». Un’altra tappa potentina riguarda la torre Guevara, ciò che resta dell’antico castello. Qui raccontano che durante le notti più buie si odono urla di una giovane donna. Le grida sembrano provenire dalla finestra più alta della torre e si legano ad una triste vicenda, quella di Marirosa, discendente dell’intendente Francesco Benso Duca della Verdura. Fu vittima della gelosia di un uomo che la gettò giù dalla finestra dopo aver colpito alla testa l’amante.
LAGOPESOLE - La strana morte dei barbieri del re. Il libro si sofferma anche su Federico I e la sua malattia congenita che gli deformò le orecchie, rendendole simili a quelle di un asino. Per questo motivo egli era solito nascondere questo difetto portando sempre i capelli lunghi. Di tanto in tanto veniva chiamato a corte un barbiere per dargli una sistemata, ma per evitare che il segreto fosse rivelato, chiunque metteva mano ai capelli del re veniva indirizzato in un lungo corridoio al termine del quale scompariva inspiegabilmente. Solo un giovane barbiere si salvò e fu graziato da Federico I che ammirò la sua capacità di sottrarsi alla morte. Non riuscì a mantenere a lungo il segreto e, dopo aver scavato una fossa, gridò con tutto il fiato che aveva in gola: «Federico Barbarossa tène l’orecchie d’asina». Da quel giorno ogni volta che spira il vento in direzione del castello è possibile udire un suono fatto di tante voci, che tutte insieme sembrano dire «Federico Barbarossa tène l’orecchie d’asina».
PIETRAPERTOSA - La storia risale a metà tra il Medioevo e il Rinascimento. Nel tentativo di riportare in vita l’amata moglie, un nobile chiese aiuto ad una strega del posto e fu costretto a stringere un patto con Lucifero che gli concesse la capacità di far parlare i morti in cambio della sua anima. Riuscì a parlare con la moglie che però lo ammonì pregandolo di fare ammenda per il suo peccato. Il nobile avrebbe dovuto gettare lontano da sé sette pietre rinnegando per altre tante volte il diavolo con cui aveva stretto il patto. Si racconta che nelle notti di plenilunio una figura alta e scura si aggira tra queste strade fermandosi a gettare lontano da sé una pietra.
LE BERMUDA LUCANE - Inquietanti leggende racchiudono i misteri di tre paesi del Materano, Colobraro, «il paese innominabile », Gorgoglione, chiamato anche «paese degli iettatori» e Craco, «il paese fantasma». Pare che la leggenda di Colobraro nasca da un aneddoto raccontato durante la prima guerra mondiale quando il podestà, alla fine di una pubblica dichiarazione, disse: «Se non sto dicendo la verità, che possa cadere questo lampadario». E in effetti il lampadario sarebbe caduto davvero addosso a diverse persone. A ciò si aggiunge - scrivono nel libro Giusy e Roberto - che la sinistra fama del paese deriva dalla credenza, soprattutto degli abitanti dei paesi vicini, che a Colobraro alcune donne praticassero la magia. A Gorgoglione spunta la storia del parroco del paese, don Gaetano, ai tempi della seconda guerra mondiale. Non credeva alle fatture e mandò via in malo modo una donna che gli confessò di aver lanciato proprio una fattura contro alcuni abitanti del posto. La signora, demoralizzata dalle ingiurie del sacerdote, gli fece una iettatura: «Nun ‘anna passà iurn senza ca t’aia send buon» (non deve passare un solo giorno senza che tu non ti senta male). E da allora don Gaetano fu tormentato dai dolori. Infine, dalle vecchie rovine di Craco, la città fantasma, è possibile udire rumori ferramentosi e voci sussurrate che riempiono la valle. Solo scampoli di misteri in un libro che ne racconta tanti altri. Cento pagine per svelare la Basilicata magica e nascosta.
















