Non è stata sconsacrata. Ma è chiusa dal 17 marzo scorso, da quando è stato trovato il cadavere di Elisa Claps. La chiesa della Trinità è «off limits» dal giorno della terribile verità sulla scomparsa della studentessa potentina. Rilievi, incidenti probatori, continui monitoraggi. Ma da mesi in quello che in tanti definiscono «il monumento della vergogna» non ci mette più piede nessun investigatore. Nessun perito o consulente. E la città ricomincia a interrogarsi: la chiesa potrà mai riaprire?
Il «partito» del no è sempre vivo. Attento. Si fa forte di una petizione «work in progress» con la quale chiede che nel luogo di culto non ci siano più celebrazioni. «L'iniziativa - spiegano i promotori - non deve essere interpretata come una sanzione rivolta alla Chiesa in senso istituzionale, ma è un provvedimento rivolto a quel singolo tempio, proprio per evidenziare che la sacralità di un luogo di culto non può essere violata da episodi come quello accaduto».
Nella petizioni si chiede «all’Autorità Ecclesiastica che la chivenga sconsacrata e i suoi spazi messi a disposizione della collettività per la creazione di una struttura polifunzionale di interesse nazionale, gestita da una Fondazione costituita ad hoc ed intitolata ad Elisa Claps, destinata ad attività strettamente correlate alla prevenzione del maltrattamento e dell’abuso sulle donne e sui minori».
Il «partito» del sì alla riapertura, invece, trova linfa vitale in ventidue associazioni cattoliche della città (Azione Cattolica, Acli, Agesci, Amasi, Advm, Aler, Alleanza Cattolica, Cammino Neocatecumenale, Cooperatori salesiani, Cif, Cristiano-sociali, Comunione Liberazione, Clumb, Focolari, Fraternità Charles de Foucauld, Legione di Maria, Masci, Movimento Via dell’Amore, Rinnovamento nello Spirito, Stella del Mattino, Ucid e Ucsi). La loro chiave di lettura è questa: «La chiesa della Trinità a memoria di Elisa, della sua lotta contro il male, del suo sacrificio. Non solo un luogo simbolo del male, ma la testimonianza della fede della ragazza. Il luogo che ha visto l’epilogo tragico della sua breve vita (o che almeno ne ha conservato i resti mortali) non può essere considerato solo come un terribile luogo di morte, luogo «maledetto» anche perchè non racchiude solo le tracce di un assassino violento e vigliacco, ma anche la memoria incancellabile di una vittima innocente».
















