L’emergenza maltempo che si è abbattuta nei giorni scorsi su buona parte della Basilicata, causando disagi soprattutto nelle aree periferiche di Potenza e in diversi centri della provincia, ha portato importanti benefici alle dighe lucane. Si è passati, infatti, dai 147 milioni di metri cubi acqua presenti nei principali invasi una settimana fa, ai 171 milioni di queste ore. Nel raffronto con lo stesso periodo dello scorso anno, all’appello mancano 83 milioni di metri cubi, ma la situazione sta nettamente migliorando.
Il caso più emblematico riguarda la diga del Camastra, dove il quantitativo di risorsa idrica è passato da 2 milioni e 700mila metri cubi dello scorso 10 gennaio a 4 milioni e 700mila di ieri, 800mila metri cubi in meno meno rispetto allo stesso periodo del 2024 . Un incremento, quello che si è registrato in questi pochi giorni, che ha messo fine alla crisi idrica che dalla fine della scorsa estate ha interessato ben 29 Comuni serviti dall’invaso.
Benefici si registrano anche per diga di Monte Cotugno, a Senise, dove si è passati nel giro di una settimana da 68 a quasi 83 milioni di metricubi di acqua contenuta. Un incremento di 6 milioni si è avuto anche nel Pertusillo, dove ora sono contenuti 62 milioni di metricubi di acqua, addirittura due milioni in più rispetto a dodici mesi fa. La diga di San Giuliano, a pochi chilometri da Matera, contiene oltre 17 milioni di metricubi di acqua.
Uno scenario destinato dappertutto a migliorare ulteriormente di pari passo con lo scioglimento della neve presente sulle montagne. Per il direttore Generale dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e della Acque Irrigue, Massimo Gargano, «la situazione registra un incoraggiante miglioramento, ma non cessano le preoccupazioni per il futuro, a causa dell’insufficiente presenza di bacini per la raccolta delle acque, ma soprattutto perché in alcune regioni dell’Italia meridionale lo stato delle riserve idriche è ancora ben lontano dal recuperare l’enorme deficit accumulato a causa di una lunghissima siccità». A parere di Francesco Vincenzi, presidente di Anbi, «il dato, che non deve sfuggire, è che, seppur con andamento altalenante, ma la gran parte dei corpi idrici del Paese sono sotto media in inverno: ciò significa un complessivo impoverimento della disponibilità d’acqua ed un incremento del rischio idrogeologico per improvvise ondate di piena, dettate dall’estremizzazione degli eventi atmosferici. Questa osservazione, evidente dalla lettura del nostro report settimanale, dovrebbe indurre l’avvio concreto del tanto richiesto Piano Invasi, che assumerebbe anche una funzione calmieratrice in un quadro di sempre maggiore fragilità idraulica».