La Basilicata è fanalino di coda in Italia sul recupero dei tempi d’attesa nella sanità, dopo lo shock generale della pandemia. Il dato diffuso dal ministero della Salute tramite l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), è solo la conferma di una situazione tanto drammatica quanto chiaramente percepita dai lucani, sempre più proiettati sulla vicina Puglia per garantirsi il diritto alla salute. L’impietosa fotografia è unica per tutto il territorio regionale, ma con picchi di caduta nell’Azienda sanitaria materana (Asm) e al Centro di ricerca oncologica di Basilicata (Crob), Istituto di ricerca e cura a carattere scientifico (Irccs) di Rionero in Vulture, che negli ultimi tre anni sono stati accomunati dalla stessa gestione manageriale.
La situazione a Matera - «Quella delle liste d’attesa è la prima emergenza nel Materano - spiega alla Gazzetta Giulia Adduce, segretaria generale della Cgil Funzione pubblica della provincia di Matera - indicatore chiaro della crisi sanitaria di questa provincia. Un problema fisiologico di tutta Italia, dove per norma dal 2020 le visite dovrebbero essere gestite mediante classi di priorità indicate dai medici prescrittori, ma nel Materano c’è l’aggravante che il sistema sanitario locale non si è mai adeguato. Infatti, il presupposto del corretto funzionamento di questo metodo è far passare tutto dal Centro unico di prenotazione (Cup), ma molto spesso subentrano le cosiddette agende di reparto, ovvero una gestione autonoma dei medici che va a stravolgere l’ordine delle priorità». Il risultato è solo confusione e ritardi. «Come Cgil abbiamo chiesto più volte i dati ufficiali sulle liste d’attesa, ma abbiamo registrato solo una certa resistenza a fornirli; eppure si tratta di dati che le aziende sanitarie devono fornire obbligatoriamente al ministero, per il monitoraggio periodico finalizzato a calibrare la spesa - prosegue Adduce -. In base a quanto si desume dal sito del ministero della Salute e dell’Agenas, la Basilicata è l’ultima regione d’Italia per la capacità di spesa e investimento dei fondi statali, stanziati per recuperare i ritardi nelle liste d’attesa dovuti all’emergenza pandemica. Infatti, raffrontando i due periodi presi a riferimento, i primi semestri 2019 e 2022, emerge la totale assenza di recupero dei tempi. Significa che in Basilicata dopo il Covid, la macchina della sanità non è proprio ripartita, con l’aggravante dei disagi comportati dalla pandemia. Quindi c’è un problema gestionale e organizzativo, perché i fondi sono stati stanziati ma la Regione non li ha spesi». Su questo tema si innesta la carenza di personale nel Materano, perché i finanziamenti servivano ad aumentare le prestazioni, ma come si fa se continuano a mancare medici, infermieri e operatori sanitari? «Facendo un confronto tra il dato al 31 dicembre 2019 e quello dello stesso periodo 2022 - spiega Adduce - emerge che l’Asm è in controtendenza con -100 sanitari assunti. Un saldo negativo che interessa soprattutto gli infermieri, ma anche i medici dove non c’è stato evidentemente turnover tra pensionati e neo assunti. Infine c’è la questione degli ospedali, dove va definito ciò che prevede il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), ovvero che entro il 2026 si dovrebbero attivare le Case e l’infermiere di comunità, per rafforzare i servizi sul territorio decongestionando i presìdi per acuti. Ma anche su questo tema tutto tace».
La situazione a Potenza - Se Matera piange, Potenza non ride. La conferma arriva da Giuliana Scarano, segretaria generale e confederale regionale della Fp Cgil, che si riferisce alle tre aziende sanitarie potentine: San Carlo, Crob e Azienda sanitaria Potenza (Asp). «C’è una carenza generale di medici, soprattutto su alcune specialità - spiega Scarano - pur essendo stato bandito il concorso unico regionale della dirigenza medica. Mancano medici nell’emergenza-urgenza, mancano gli anestesisti e ci sono problemi seri al Crob, dove non si fa la chirurgia toracica, quella senologica e tiroidea, oltre a non garantire più le cure palliative di endocrinologia. Qui le risorse per la riduzione delle liste d’attesa sono state utilizzate all’80%, e in base alle linee programmatiche regionali saranno dirottate tutte sulla sanità privata. Quindi, a fronte di risorse statali stanziate, non c’è stata la capacità di investirle per l’abbattimento delle liste d’attesa, con il blocco di alcune specialistiche anche all’Asp, come le mammografie e la risonanza magnetica. Resta aperta anche la questione stabilizzazioni di medici, infermieri e Oss impiegati nell’emergenza Covid che -conclude Scarano -, in base alla normativa nazionale avrebbero dovuto essere stabilizzati ma, nel Potentino, la Regione Basilicata si è limitata a stilare la graduatoria senza assorbire tutti. Noi avevamo chiesto la graduatoria unica regionale, in modo da impiegare il personale su tutto il territorio in base al fabbisogno generale, ma non siamo stati ascoltati».