In sette comuni lucani è rimasto solo un negozio, quello che negli anni cinquanta-sessanta si chiamava «emporio» che vende di tutto, da prodotti alimentari a casalinghi. Ma non tutti i giorni si trova ciò che serve e quindi si deve prenotare per averlo i giorni successivi. In una trentina di comuni non si va oltre i tre esercizi commerciali. Lo spopolamento dei piccoli centri va di pari passo con la desertificazione commerciale. Secondo lo studio «Demografia di impresa nelle città italiane » di Confcommercio, tra il 2012 e il 2022, su 120 città medio-grandi, la riduzione di attività commerciali e la crescita dell’offerta turistica risultano più accentuate nei centri storici rispetto al resto del comune. Sempre secondo i dati di Confcommercio i centri storici perdono il 13 per cento dei negozi in sede fissa nel periodo 2008-18, –14% al Sud con divario di 4 punti percentuali rispetto al Centro-Nord. Rispetto alle periferie il divario è di circa il 3 per cento. La desertificazione commerciale è più marcata nei paesi al di sotto dei mille abitanti.
Confcommercio Potenza – che da tempo ha lanciato l’allarme – ha deciso una nuova campagna di mobilitazione dell’opinione pubblica per coinvolgere le istituzioni regionali e locali (oltre il Governo).
«La stagione estiva – spiega Angelo Lovallo, presidente Confcommercio – è caratterizzata dal ritorno nei piccoli centri di familiari ed amici. Accade che quei pochi esercizi commerciali non ce la fanno a garantire i servizi richiesti. Persino il latte va prenotato per avere certezza di averlo. Una situazione che non può durare».
L’obiettivo da perseguire è avviare progetti di rigenerazione urbana proprio con il rilancio delle attività commerciali ed artigiane di vicinato coinvolgendo Regione e Amministrazioni comunali.
«La Camera di Commercio – dice Lovallo – è con noi e condivide l’iniziativa come ha fatto in occasione di “Moda e sapori sotto le stelle” a Potenza puntata principalmente sulla rivitalizzazione del centro storico del capoluogo. A Potenza ci sono aspetti specifici e differenti rispetto a quelli dei centri minori».
A raccogliere l’SOS di Confcommercio c’è una proposta di legge presentata dal sen. Gianni Rosa. «Una delle cause dell’abbandono degli esercizi di vicinato nei centri storici – sottolinea il sen. Rosa – è l’impossibilità di aprire nuove attività in locali costruiti prima dell’entrata in vigore delle norme sull’accessibilità, poiché non è possibile apportare modifiche strutturali atte ad adeguarli, o di cedere attività “storiche ”, il cui esercizio è iniziato in periodo antecedente alla data di entrata in vigore delle norme derogate, site nei predetti locali. Il disegno di legge prevede, in un unico articolo, l’introduzione di due commi all’art. 10 del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120: 1) il comma 2-ter col quale si introducono deroghe, per il commercio di prossimità effettuato nei centri storici in immobili costruiti anteriormente all’anno 1975, alle norme in materia di altezza minime e al decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236, solo ove non siano possibile effettuare modifiche strutturali e quando la destinazione d’uso sia compatibile con l’attività esercita. È da sottolineare che le deroghe previste al decreto del Ministro dei lavori pubblici 14 giugno 1989, n. 236, possono operare solo quando non siano possibili modifiche strutturali. La desertificazione commerciale – afferma il senatore lucano di Fdi – comporta anche inevitabilmente la riduzione dei livelli di servizi offerti e un impoverimento sociale dei nostri piccoli centri e quindi va contrasta con ogni strumento. Questo è solo uno». Per Confcommercio – che ha promosso una prima occasione di confronto pubblico il 30 giugno prossimo – «è molto significativo che il sen. Rosa abbia assunto come riferimento alla sua pdl l’analisi e i dati degli studi di Confcommercio condividendone la strategia».