La Gazzetta torna ad occuparsi di un tema che nell’agenda politica viene marginalizzato. O meglio, ignorato. È in aumento la platea degli «over 50» che ha perso il lavoro in questi ultimi anni, soprattutto a causa degli sconquassi provocati dalla pandemia sul tessuto produttivo lucano. Dati ufficiali non esistono, se non un generico numero (1.700) che racchiude quanti sono stati licenziati dal 2020 ad oggi tra gli «over 40».
Molti di chi oggi si ritrova disoccupato è reduce da un lungo periodo di lavoro, con tanto di contributi versati. C’è chi, avendo superato da poco i 50 anni, ha alle spalle 30-35 anni di contribuzione, ma non può accedere alla pensione perché è troppo giovane. Nello stesso tempo il mercato occupazionale lo snobba, nonostante gli incentivi e le agevolazioni messi in campo dai governi che si sono succeduti alla guida del Paese per tentare di arginare il fenomeno della disoccupazione di lungo corso. Oggi abbiamo voluto affrontare il tema coinvolgendo i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil per tentare non solo di riaccendere i riflettori sulla questione, ma di annotare proposte concrete.
Fernando Mega, segretario Cgil:« Perdere il lavoro è a qualunque età un fatto traumatico, che stravolge la vita delle persone. Per un over 50 può essere ancora più faticoso, perché il mercato del lavoro richiede spesso competenze, soprattutto digitali, che nella maggior parte delle volte vengono a macare. La strada per una ricollocazione nel mondo del lavoro riguarda da un lato la formazione e dall'altro gli incentivi alle imprese. Una popolazione lavorativa che invecchia rischia di essere spiazzata dalle trasformazioni tecnologiche e digitali, producendo il paradossale effetto di avere alti tassi di disoccupazione e di inattività in un mercato del lavoro incapace di rispondere alla nuova domanda che si genera. Più in generale nel nostro Paese l’occupazione non solo cresce ancora troppo poco, ma cresce soprattutto per gli occupati over 64, cresce più precaria e povera, penalizzando soprattutto giovani e donne.
La legge di Bilancio recentemente varata non mette in campo risposte adeguate, anzi alcune scelte rappresentano un attacco ai più poveri e aumentano la precarietà con l’allargamento del lavoro occasionale.
Inoltre vengono ridotte le risorse per sanità, scuola e welfare, e si incrementa l’iniquità fiscale. Infine, l’assenza di forti condizionalità sugli investimenti rischia di peggiorare un quadro già allarmante. Le strade che il nostro Paese dovrebbe percorrere, anche grazie alle risorse del Pnrr, sono quelle degli investimenti condizionati alla crescita di lavoro di qualità, a partire dai settori pubblici, del contrasto alla precarietà, dell’investimento e della valorizzazione delle competenze dei lavoratori, del diritto alla formazione permanente, delle politiche industriali per garantire una crescita sostenibile e forte. Strade che devono essere percorse per non aggravare quella crisi demografica che descrive purtroppo un Paese in un inesorabile declino e che vede gli over 50 travolti da riduzione del perimetro degli ammortizzatori sociali e politiche attive che non possono considerarsi la soluzione alle difficoltà del nostro sistema economico e produttivo. Ecco perché come Cgil chiediamo politiche espansive basate su investimenti e su un piano straordinario per l'occupazione, soprattutto giovanile, insieme a investimenti nelle politiche di rimodulazione e riduzione degli orari di lavoro e nella formazione».
Vincenzo Cavallo, segretario Cisl: «In Basilicata, dalle rilevazioni Istat sulla forza lavoro a fronte di 45 mila occupati nella fascia di età 55-64 anni ci sono circa 700 disoccupati; è questa una fascia d’età solitamente definita «troppo giovane per andare in pensione, ma troppo vecchia per il mercato del lavoro». È indubbiamente una categoria che incontra molte difficoltà, ancor di più in un mercato del lavoro asfittico e depresso come quello lucano; per questa categoria specifica di disoccupati maturi over 50, la Legge Fornero ha previsto che il datore di lavoro ha diritto ad una riduzione del 50% dell’aliquota contributiva a suo carico nel caso di assunzioni di lavoratori over 50, disoccupati da almeno 12 mesi. A questi incentivi per favorire l’occupazione si aggiunge un ulteriore bonus, ossia un esonero contributivo del 100% per quanti assumono donne over 50. Ma allargando lo sguardo dalle criticità e dalle frasi fatte è pur vero che gli scenari futuri demografici prefigurano un mercato del lavoro in cui i lavoratori anziani saranno sempre di più e si lavorerà sempre più a lungo: in base alle proiezioni dell’ Istat, nel 2060 gli over 65 rappresenteranno il 34% della popolazione italiana e la speranza di vita raggiungerà gli 86 anni per gli uomini e i 90 per le donne ed il numero delle persone nelle classi di età oltre i 60 anni si avvia a superare notevolmente quello delle fasce di età più giovani, sotto i 25 anni.
Indispensabili quindi si riveleranno quelle politiche in grado di evitare l'espulsione dal mercato del lavoro di questa categoria di persone per cui la transizione lavoro-pensione è per certi versi vicina, ma anche complicata, perché spesso assume la forma del vuoto di opportunità mentre invece è necessario proiettarsi comunque nel contesto ricollocazione lavorativa anche dei lavoratori maturi.
In questa direzione va il programma Gol, garanzia di occupabilità lavorativa, che tra i beneficiari di suoi interventi ha proprio i lavoratori in Cassa integrazione, i beneficiari di Naspi, gli over 55 disoccupati; il programma Gol ha una dotazione finanziaria di oltre 9 milioni di euro da investire su una platea di 6.800 persone. Gli interventi per gli over 55 vanno nella direzione di accedere a percorsi di Upskilling per coloro che presentano criticità in relazione alla condizione lavorativa e necessitano di aggiornamento delle competenze possedute per renderle più adeguate alle richieste del mercato del lavoro, e poi percorsi di Reskilling per coloro che necessitano di una vera e propria riqualificazione professionale.
Come Cisl sosteniamo con convinzione la necessità di incrociare il programma di politiche attive del lavoro Gol con le politiche rivolte alla risoluzione di crisi aziendali e ai contratti di sviluppo regionale, e con una profilazione approfondita di ogni over 55 disoccupato, nella convinzione che percorsi di riqualificazione secondo le esigenze del mercato del lavoro, che anche Basilicata ricordiamolo ha delle posizioni che non vengono coperte e dei lavoratori che non si trovano, possono costituire un reale orizzonte in cui inserire i disoccupati maturi, i quali hanno davanti a sé comunque un arco temporale di oltre dieci anni in cui posso essere lavoratori, in un contesto demografico che sposta progressivamente in avanti la soglia di ingresso nella vera e propria “vecchiaia” e l’impiego lavorativo efficiente, produttivo e soddisfacente delle persone che hanno superato la soglia dei 50 anni e anche dei 60 non è affatto una ipotesi remota, ma una reale possibilità verso cui dirigersi, considerando la transizione demografica accanto a quella digitale come una opportunità di evoluzione positiva dell’economia e della società».
Vincenzo Tortorelli segretario Uil: «Troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per tornare a lavoro è una condizione purtroppo diffusa in Basilicata e in tutto il Sud. Per dare soluzioni ad alcune migliaia di lucani che vivono questo forte disagio sociale c’è bisogno innanzitutto di un’efficace riforma previdenziale che insieme a Cgil e Cisl abbiamo messo al centro delle iniziative di mobilitazione con tre manifestazioni nazionali (a Napoli il 20 maggio per il Sud), contestualmente a politiche industriali e d’investimento condivise con il mondo del lavoro per negoziare la transizione ambientale e digitale, realizzando un nuovo modello di sviluppo con particolare attenzione al Mezzogiorno e puntando alla piena occupazione. La Uil pensa che si è perso troppo tempo e che occorre immediatamente riprendere un confronto per arrivare già nei prossimi mesi a definire un pacchetto di interventi di riforma strutturale della Legge Fornero: introducendo una flessibilità di accesso alla pensione intorno a 62 anni, affrontando oggi il tema delle future pensioni dei giovani, ripristinando Opzione donna nella versione originaria, diffondendo la previdenza complementare e rivalutando le pensioni in essere al tasso d'inflazione. Credo inoltre che la proposta del sindacato confederale per la costruzione di percorsi di inserimento socio-lavorativo per superare le misure rivolte alla platea ex Rmi (Reddito Minimo di Inserimento) ed ex Tis (Tirocini di inclusione sociale) in Basilicata possa rappresentare un buon punto di riferimento per dare risposte anche differenziate, sulla base di situazioni specifiche. L’obiettivo – ricordo - è individuare percorsi di sostegno e, principalmente, di inserimento lavorativo per coloro che attualmente beneficiano delle misure regionali denominate ex Tis (Tirocini di Inclusione Sociale) ed ex Rmi (Reddito Minimo di Inserimento) finalizzate al contrasto alla povertà e all’ esclusione sociale, attraverso cui vengono realizzate attività di pubblica utilità presso i Comuni. Ci sono dunque percorsi di riqualificazione professionale che possono rappresentare strumenti efficaci per numerosi lavoratori per scongiurare il devastante impatto sociale della fuoriuscita dal mondo del lavoro rispondendo alla domanda di profili professionali oggi definiti di «difficile reperibilità».
Gli over 50 hanno tra l’altro competenze acquisite magari in ambiti di lavoro diversi che sicuramente sono importanti per le attività produttive e di servizi alla collettività. Un altro aspetto è strettamente intrecciato e richiama il Dl Autonomia Differenziata: il differenziale retributivo è notevole tra un lavoratore del Sud che percepisce 8.900 euro annui in meno rispetto a un suo collega del Nord. Ovviamente lo squilibrio si ripercuote direttamente sulle indennità pensionistiche. Motivo in più per contrastare questo disegno.