Bari abbraccia il suo nuovo beato. Questa mattina, 15 novembre, nella cattedrale cittadina, il cardinale Marcello Semeraro, prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, ha presieduto la Messa di beatificazione di don Carmine (Carmelo) De Palma, sacerdote barese vissuto tra il 1876 e il 1961. Un evento particolarmente sentito nella diocesi che vide nascere, crescere e operare il nuovo beato, profondamente radicato nella vita pastorale del capoluogo pugliese.
Nell’omelia, il cardinale Semeraro ha posto al centro la carità come cifra distintiva della spiritualità di don De Palma: una carità “autentica”, che nasce dalla conoscenza profonda dell’altro, come quella del Buon Pastore evocato nel Vangelo di Giovanni. «La spiritualità, quando è autentica, si coniuga sempre con la carità verso il prossimo”, ha ricordato. In questa luce, il lungo ministero del sacerdote barese appare come un dialogo continuo con il popolo, perché “lui non parlava a qualcuno, ma con qualcuno».
Entrato in Seminario a soli dieci anni e ordinato presbitero nel 1898, don De Palma legò indissolubilmente la sua missione alla città di Bari. Cappellano della basilica di San Nicola dal 1900, fu punto di riferimento per fedeli, sacerdoti e seminaristi: celebrava la Messa, confessava instancabilmente, accompagnava spiritualmente giovani e adulti, sostenendo con vigore l’Azione cattolica.
Due i pilastri della sua testimonianza cristiana, richiamati da Semeraro: la fraternità sacerdotale e la cura dei laici. Numerose le testimonianze di presbiteri che nel processo di beatificazione hanno riconosciuto in lui un fratello capace di ascolto e sostegno. Il prefetto ha ricordato anche don Alberto D’Urso, figura cara alla diocesi e impegnata contro l’usura, che contribuì con determinazione alla causa del nuovo beato.
















