«Trasferite il Consolato israeliano in una zona più idonea». È questa la richiesta espressa da commercianti e residenti del tratto di via Calefati, nel cuore del quartiere murattiano, dove - dinnanzi la sede diplomatica - c’è un presidio permanente di polizia, carabinieri e militari. Da ieri è, quindi, partita una raccolta firme per chiedere al Prefetto, Francesco Russo; al sindaco, Vito Leccese e al questore, Massimo Gambino la ricollocazione del Consolato. Una convivenza che non è mai stata felice ma che ora è sfociata in insofferenza: negli ultimi tempi, infatti, il presidio è stato rafforzato per ragioni di sicurezza.
«Siamo preoccupati – spiega Maurizio Guagnano, proprietario di “Liberrima”, un bar libreria che si trova a pochi passi dalla sede del Consolato. Viviamo in una zona centrale densamente popolata e turistica della città, che nei mesi recenti ha registrato un crescente numero di manifestazioni, tensioni e misure straordinarie di sicurezza». Un disagio, secondo Guagnano, espresso dai commercianti ma anche dai residenti. «Sono qui da tre anni e da un anno e mezzo la situazione è precipitata. Sempre meno clienti scelgono di intrattenersi nella mia libreria. Non solo: il proprietario di un negozio qui all’angolo, ha deciso di spostare l’ingresso su corso Cavour per non avere problemi».
Per l’imprenditore «la posizione attuale risulta inadeguata sia sotto il profilo della sicurezza pubblica, sia per il rispetto della vivibilità urbana e il normale svolgimento delle attività commerciali e sociali della zona». In altre parole la costante presenza di forze dell’ordine, i blocchi stradali a veicoli e passanti, e il potenziale rischio di proteste, rappresentano una limitazione concreta alla libertà di circolazione nelle attività commerciali. Non solo: compromesso sarebbe anche il diritto alla sicurezza e alla quiete pubblica.
«Chiediamo quindi attraverso la petizione formalmente alle istituzioni locali e nazionali di avviare un iter per la ricollocazione del Consolato Onorario di Israele in una zona più idonea della città metropolitana di Bari, ad esempio in aree periferiche o direzionali, dove sia possibile garantire una maggiore sicurezza per il corpo consolare; ridurre l’impatto su residenti turisti e attività commerciali e facilitare il controllo delle forze dell’ordine in caso di manifestazioni o situazioni critiche».
Poi la precisazione: «Questa petizione non ha carattere politico o ideologico, ma si basa sul diritto dei cittadini di esprimere legittimamente le proprie istanze alle istituzioni, come garantito dalla Costituzione italiana, a tutela dei propri diritti e interessi legittimi legati alla sicurezza collettiva, alla libertà economica e alla vivibilità urbana di cittadini e turisti. Confidiamo nella responsabilità delle autorità competenti affinché venga ascoltata la voce dei cittadini e delle imprese che ogni giorno vivono, lavorano e contribuiscono alla crescita della città».