Martedì 25 Novembre 2025 | 22:01

Bari, oggi l'insediamento del nuovo Rettore. Bellotti: «Lavorerò per rendere ancora più grande Uniba»

Bari, oggi l'insediamento del nuovo Rettore. Bellotti: «Lavorerò per rendere ancora più grande Uniba»

 
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Università di Bari, la «formula» di Roberto Bellotti: connessione, ricerca, orientamento

Con queste parole, affidate a una nota, il rettore dell’università Aldo Moro di Bari, Roberto Bellotti, si è insediato oggi per il mandato 2025-2031, prendendo il posto di Stefano Bronzini

Mercoledì 01 Ottobre 2025, 19:55

02 Ottobre 2025, 17:11

«La fiducia che mi è stata accordata mi sprona a lavorare con tutto me stesso per rendere ancora più grande il nome di UniBa, a livello nazionale e internazionale. L'idea di unità che ha contraddistinto la mia elezione rappresenta un grandissimo valore che, con spirito di servizio, voglio mettere a frutto: stare al fianco della nostra comunità, ascoltare, accompagnare, sostenere in modo da affrontare al meglio le sfide che ci aspettano nei prossimi anni».

Con queste parole, affidate a una nota, il rettore dell’università Aldo Moro di Bari, Roberto Bellotti, si è insediato oggi per il mandato 2025-2031, prendendo il posto di Stefano Bronzini.
L’invito alla comunità e al territorio è di credere «nella forza e nell’autorevolezza di UniBa», di unire le nostre energie «per renderla sempre più competitiva dentro e fuori i confini nazionali, costruendo insieme un futuro migliore per gli studenti, la ricerca e per il nostro Paese».

Laureato in Fisica nel 1988, due anni di attività di ricerca all’Istituto nazionale di fisica nucleare, Bellotti è entrato in ruolo nel 1992 come ricercatore universitario. Da oltre trent'anni fa parte della comunità accademica barese. Oggi è professore di Fisica applicata, con interessi di ricerca che spaziano dall’astrofisica sperimentale alla fisica medica, fino allo studio dei sistemi complessi.

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Prima giornata ufficiale da rettore dell’Università Aldo Moro nella storica sede del rettorato in piazza Umberto, al primo piano, tra soffitti affrescati, antiche finestre e lunghi saloni che un tempo ospitavano il museo archeologico. Il briefing a prima ora con il suo staff e poi un fugace saluto con amici e collaboratori più stretti per il varo della nuova esperienza accademica. Giacca blu, camicia bianca, cravatta (accessorio insolito per lui) imposta dall’appuntamento istituzionale, ma per Roberto Bellotti rimboccarsi idealmente le maniche è un attimo, dopo quattro mesi di attesa.
«È stato il periodo di affiancamento al magnifico rettore Stefano Bronzini. I dossier più importanti, erano già stati metabolizzati. Stamattina (ieri, ndr) al di là dell'emozione per ricevere auguri e saluti di tante persone care, sono partito subito con le riunioni operative».

Temi all’ordine del giorno e priorità?
«Abbiamo trattato innanzitutto le tematiche legate ai finanziamenti Pnrr: per Uniba significano una spesa potenziale su progetti di ricerca per 139 milioni che terminano il 2026. Poi abbiamo tutte le partite aperte riguardo la componente studentesca. La lista è lunga, articolata e molto chiara: maggiori sinergie con città e regione, servizi agli studenti, sale studio aperte la sera e il weekend. Quindi riorganizzazione e modernizzazione dei corsi, compreso il tema della didattica. Argomenti su cui lavoreremo con priorità massima».

Prende servizio il 1° ottobre, una sorta di primo giorno di scuola?
«È proprio la sensazione del primo giorno di scuola: tutto è assolutamente nuovo e devi prendere le misure con spazi, tempi e modalità diversi. Proprio come quando entri in classe e non conosci nessuno. La sensazione è della transizione di fase come dice il fisico, cioè del passaggio da ghiaccio ad acqua e da acqua a vapore. È fortissima. È come se si comincia a giocare un altro campionato».

Il diritto allo studio è un tema rovente, sempre più spesso un percorso a ostacoli.
«Studenti e studentesse hanno le idee molto chiare. Li ho incontrati in questi mesi proprio per toccare con mano il loro punto di vista, naturalmente diverso dal mio che vado in aula a fare lezione. Banalmente mi chiedono spazi adeguati di studio anche nel weekend: se sono fuori sede e vivono in una casa con cinque persone non possono averli. Quindi, perché non aprire una sala lettura il sabato e la domenica».

Nota dolente, i temi legati ai servizi.
«Che collegano in maniera ineluttabile l'Università, con la città e la regione, quindi fondamentalmente ai trasporti. E poi il problema della casa legato all'incremento turistico. Sono temi già su tappeto che affronteremo nei prossimi giorni con il sindaco Leccese ed il presidente della Regione. Il pungolo della componente studentesca è molto forte e virtuoso: è importante che ci sia. Sono felice di poter interloquire con loro».

In agenda purtroppo anche il tema della guerra.
«La componente studentesca che chiede un posizionamento chiaro dell'Università. Ci stiamo lavorando in stretta sinergia con loro e con tutti i comparti universitari per capire innanzitutto come siamo posizionati rispetto a eventuali collaborazioni con aziende belliche o con paesi in guerra».

Il rapporto col territorio e con le imprese è strettamente connesso alla fuga dei cervelli
«Provengo da un dipartimento privilegiato, Fisica sviluppa le cosiddette deep tech, cioè tecnologie spinte che sono di grande interesse per le imprese. Paradossalmente, registriamo più una carenza che una fuga di cervelli. Abbiamo richieste delle imprese del territorio con un profilo di ricerca tecnologica molto spinto che non riusciamo a soddisfare. Tant'è vero che in alcune di queste imprese la percentuale di lavoratori non pugliesi - tecnici, scienziati, ricercatori - è molto alta. C'è un importante mismatch tra i profili che l'università produce - culturali, di conoscenza - e le richieste del mercato del lavoro».

Come pensa di colmare ilo gap?
«L'Università non si deve appiattire sulla richiesta del mercato del lavoro. Ma la deve generare. La missione è sempre stata essere avanti all'impresa di almeno dieci anni. Ora le aziende cominciano a richiedere profili di esperti in tecnologia quantistica per la crittografia. Si tratta di competenze e progetti di ricerca che i dipartimenti hanno generato 10 anni fa, ovvero quando questi profili non erano presenti nelle imprese, fino a quando non hanno capito che questo è un mercato, un business. Occorre quindi anche un po' invertire il paradigma: continuare a essere trainanti da un punto di vista della ricerca di eccellenza. E dialogare con le imprese per aprire nuovi mercati. È un rapporto sinergico per generare anche occupazione ad alto valore aggiunto: non basta generare occupazione, ma bisogna anche capire quale posizione si occupa nel mercato del lavoro, se sono profili alti, medi, bassi. È un orientamento da produrre in ingresso, dal liceo all'Università, e in uscita fino al placement. Una filiera da rafforzare».

Come si colloca Uniba in Italia e a livello internazionale?
«Abbiamo moltissimi ambiti disciplinari in cui siamo ben posizionati a livello internazionale, dalle scuole di medicina a biologia, fisica e archeologia. Siamo un'università generalista con 1.600 docenti, sviluppata a macchia di leopardo. Con buona organizzazione, volontà ed entusiasmo potremo rendere un pochino più uniforme il nostro posizionamento nella ricerca internazionale. Nei grandi ranking internazionali Uniba è posizionata tra il 600° e l’800° posto: sembra lontanissimo, però si deve considerare che si parla di 10mila università nel mondo. Possiamo salire nei prossimi anni».

Intelligenza artificiale, una nuova sfida globale da gestire anche sotto l'aspetto etico.
«Uniba partecipa ai due più grandi progetti di intelligenza artificiale nazionale con il Pnrr. Facciamo parte di queste grandi cordate al cui interno esistono gruppi che si dedicano proprio all'etica dell'IA. Siamo sulla frontiera della conoscenza e Uniba è posizionata al meglio in Italia, partecipando alle iniziative più sfidanti a livello europeo. Ora dobbiamo capire in che misura l'IA ci può aiutare a lavorare meglio su tutti i fronti, compresa la didattica: se, magari, ci sono alcuni pezzettini più ripetitivi in cui l'intelligenza artificiale può supportare i docenti. È una sfida che non abbiamo ancora affrontato come sistema e sarà oggetto di riflessione, ma abbiamo degli esperti».

Capitolo immatricolazioni.
«Sono in crescita, abbiamo superato la soglia dei 40mila studenti che definisce il cosiddetto mega ateneo: Bari rientra tra i 10 mega atenei d’Italia. È una soglia psicologica importante, come abbattere i 10 secondi nei 100 metri ed è anche legata ai finanziamenti ministeriali. È importante capire quanti studenti abbiamo all'anno e cosa fanno, perché non è un problema solo di quantità ma anche di qualità».

Corsi di studio, previste evoluzioni?
«Abbiamo 134 corsi di studio tra triennale e magistrale su cui avvieremo un monitoraggio preciso per capire se qualcuno dovesse essere rinnovato o trasformato. Contiamo moltissime immatricolazioni di prossimità: si tratta dei pugliesi che non vogliono o non possono muoversi, mentre pochi provengono dal resto d'Italia. È un po' il benchmark dell'attrattività dell'Università. Ma innanzitutto, bisogna essere bravi a tenersi i propri».

È già un tema.
«Esportiamo studentesse e studenti più di mozzarelle e taralli, scusate il paragone. Il valore economico è immenso. Parliamo di 45mila studenti pugliesi, 20mila euro all'anno ciascuno che le famiglie pugliesi trasferiscono a Milano, Roma, in Emilia, in Toscana. Per tenerci i nostri dobbiamo offrire servizi di alta qualità, una città dove si vive bene e si trova un buon lavoro».

Università in lingua e doppia laurea
«È la scommessa dei prossimi sei anni. Abbiamo una strada da percorrere: oggi sono meno di 10 i corsi in inglese, perciò incontriamo problemi sull'attrazione degli studenti internazionali. Ora è molto apprezzato avere un titolo che ha un suo gemello in Spagna o in Francia, con stessi esami e programmi. Permette una doppia esperienza a casa tua senza ritardi, senza attriti. Su questo incidono le classifiche perché le università prestigiose richiedono posizionamento internazionale adeguati» .

Quando ha iniziato ad accarezzare l'idea di diventare rettore?
«Nel 2019 sono arrivato al ballottaggio. Non posso nascondere che ci sia una componente importante di ambizione personale, ma la sensazione prevalente è legata al senso di gratitudine per questa istituzione. Sono entrato da studente, poi sono diventato ricercatore, il posto a tempo indefinito mi ha dato il cosiddetto posto fisso e mi ha permesso di pensare al futuro con tranquillità e di dedicarmi a ciò che mi piaceva fare: il ricercatore. Mi ha permesso di viaggiare nel mondo. Poi, anche l'esperienza come direttore è stata gratificante. Sento, quindi fortemente il senso di restituzione, cioè di restituire alla mia comunità quanto mi ha dato».

Ha mai pensato di andare via?
«Certo ma ho avuto la fortuna-sfortuna di avere il posto fisso. Trasferirmi sarebbe stato molto complicato, e poi come ho detto, ho viaggiato molto, curando però sempre il gruppo di ricercatori che ho fatto crescere nel corso degli anni: oggi, quando sono arrivato in piazza Umberto loro mi hanno accolto. Non sono partito, però sono contento di aver costruito qui una piccola scuola».

Avrà ancora tempo per andare in bici?
«La bici non è uno sport è una medicina. È una cura, perché non puoi rispondere al telefono, guardi il paesaggio. Il sabato e la domenica saranno dedicati ad attività lontano dall'università, ovviamente anche di studio. Il ruolo di rettore ti costringe per fortuna ad alzare il livello di conoscenza su tante cose. Quindi devi riprendere a studiare, dalla ricerca a livello nazionale ai rapporti con personale e organizzazioni sindacali, fino alle grandi sfide politiche».

C'è un progetto col Cnr per far nascere il miglio della conoscenza tra Murat e Libertà.
«Se vogliamo diventare una città attrattiva per la componente studentesca, dobbiamo avere anche dei simboli riconoscibili, che siano campus moderni e spazi di aggregazione. Dobbiamo valorizzare il patrimonio pubblico per farlo diventare struttura universitaria. Abbiamo già avviato col Cnr un ragionamento sinergico rispetto alla manifattura tabacchi. Io credo moltissimo nella ricerca come motore di sviluppo socio economico. Esiste una economia della conoscenza che sposta persone, fa crescere i redditi e quindi la città deve puntare su questo. Anche i luoghi sono importanti, se sono attrattivi è attrattiva la città».

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