Più di 1.200 arresti, 700 denunce, oltre 500 chili di droga sequestrati e svariati milioni di euro per misure patrimoniali eseguite. Sono i numeri dell’attività della Squadra mobile di Bari negli ultimi quattro anni e mezzo, sotto la guida del primo dirigente Filippo Portoghese. Da gennaio 2021 Portoghese ha diretto alcune delle più delicate indagini sul territorio. Tra qualche giorno lascerà l’incarico per assumere quello di vicario nella Questura di Lecce.
In questi anni gli investigatori della Mobile hanno «risolto il 100% di omicidi», ricostruito traffici illeciti, smascherato i tentativi della mafia in infiltrarsi nell’economia e nella politica cittadine (ultima in ordine di tempo la maxi inchiesta «Codice Interno» che si è conclusa due giorni fa con 103 condanne in primo grado). Prima di dirigere la Squadra mobile, Portoghese ha avuto diversi incarichi investigativi, sempre a Bari, dove ha lavorato quasi ininterrottamente dal 2005. Una conoscenza ventennale del territorio che oggi gli consente un’analisi anche sulla evoluzione che la criminalità e la società hanno avuto in tutto questo tempo.
Dottor Portoghese, come ha visto cambiare la mafia barese negli ultimi vent’anni?
«Sicuramente è una mafia che spara meno, però non ci sono stati grossissimi cambiamenti. Siamo di fronte ai giovanissimi più aggressivi, in parte proprio perché è venuto meno il controllo da parte dei clan, da parte dei capi e dei colonnelli che quando erano in libertà esercitavano un controllo sulle giovani leve più serrato. Adesso le giovani leve sono diventate più spavalde, più operative, in virtù della carcerazione di tutti i capi»...
CONTINUA A LEGGERE SULL'EDIZIONE CARTACEA O SULLA NOSTRA DIGITAL EDITION