Venerdì il gup di Bari ha condannato a nove anni l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, ritenuto responsabile di voto di scambio politico-mafioso alle elezioni co nali del 2019 in cui avrebbe ottenuto l’elezione della moglie Mari Lorusso grazie ai clan. Il 17 ottobre tocca a un altro processo sui voti comprati, quello che riguarda l’ex assessora regionale ai Trasporti, Anita Maurodinoia, e suo marito Alessandro Cataldo, accusati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione elettorale.
I pm Savina Toscani e Claudio Pinto ne hanno chiesto il rinvio a giudizio (insieme ad altre 16 persone) dopo le indagini dei carabinieri che hanno fatto emergere quanto accaduto nelle elezioni comunali di Grumo Appula (tenute insieme alle Regionali del 20 e 21 settembre 2020) e quelle di Triggiano (ottobre 2021), in cui - questa l’accusa - sarebbero stati comprati voti a 50 euro per favorire i candidati di «Sud al Centro» e (nel caso di Grumo) anche la stessa Maurodinoia. Per questa storia Cataldo finì ai domicliari ad aprile 2024, mentre Maurodinoia fu perquisita e le fu sequestrato il cellulare (in casa sua, nascoste dietro un televisore, furono trovate schede di iscrizione al Pd di Triggiano).
L’ordinanza cautelare ha escluso i gravi indizi di colpevolezza in relazione all’associazione a delinquere. Ma la difesa della consigliera regionale (il prof. Vittorio Manes e l’avvocato Mario Malcangi) è andata oltre sostenendo in una memoria che Maurodinoia fosse del tutto inconsapevole «dell’esistenza dell’organizzazione» messa su dal marito: il reato, anche questa volta, sarebbe insomma stato commesso «all’insaputa» del beneficiario.
Gli elementi raccolti dalla Procura, argomentano gli avvocati, non hanno fatto emergere il ruolo attivo di Maurodinoia. Ed è su questa base che il 17 ottobre, in udienza preliminare, la consigliera (al momento non ricandidata) potrebbe chiedere al gup Susanna De Felice di essere giudicata in abbreviato, allo stato degli atti.
Discorso differente per gli altri coimputati, a partire da Sandrino Cataldo e Nicola Lella, l’ex assessore di Grumo che nel 2024 finì in carcere come beneficiario del sistema dei voti comprati. A luglio la Procura ha chiesto e ottenuto l’archiviazione per i 51 elettori accusati di aver preso denaro in cambio di voti, rilevando la «particolare tenuità» del fatto contestato. Una scelta che ha fatto molto discutere, ma che è retta da una logica processuale: i 51 verranno infatti chiamati come testimoni a dibattimento, ed essendo stati archiviati non potranno avvalersi della facoltà di non rispondere. Diventeranno, quindi, pietre angolari dell’impianto accusatorio in cui ci sono (già) gli elenchi sequestrati dai carabinieri e le testimonianze di alcuni elettori.
L’accusa a carico di Maurodinoia nel procedimento Grumo-Triggiano deriva probabilmente proprio da Codice Interno. Nelle chat dei giorni precedenti al blitz di febbraio 2024 era infatti emerso che Olivieri stava gestendo «chiavi in mano» la lista di Sud al Centro per le comunali di Bari, per ricandidare la moglie. Ma, soprattutto, erano emersi gli incontri di Maurodinoia-Cataldo con Tommaso Lovreglio, dipendente Amtab incensurato, nipote di Savinuccio Parisi, condannato venerdì (14 anni e 8 mesi) anche perché ritenuto procacciatore di voti per conto di Olivieri. Ma c’erano anche le intercettazioni in cui lo stesso Lovreglio e altra gente parlavano del «metodo Maurodinoia», quello di comprare voti a 50-70 euro.
Proprio per questo il 23 maggio 2019 la Dda di Bari ha disposto l’intercettazione di urgenza di alcune persone, ma quella di Maurodinoia e Nicola Gravina (un consigliere della Terza circoscrizione) è stata sospesa il giorno successivo perché il gip non ha convalidato il decreto. L’ipotesi di voto di scambio a carico di Maurodinoia (stiamo parlando di Codice Interno) è dunque rimasta confinata ai colloqui dello stesso Olivieri e di qualche pregiudicato, senza ulteriori elementi.
Poco prima di chiedere il giudizio immediato cautelare per Codice Interno, nel maggio 2024, la Dda ha stralciato le posizioni di tutti gli indagati a piede libero. Tra loro, appunto, c’è pure Maurodinoia, per la quale nei prossimi giorni dovrebbe essere depositata la richiesta di archiviazione.