Sabato 06 Settembre 2025 | 22:31

Bari, ecco come appare via Pinto a 4 mesi dal crollo della palazzina: quanti drammi restano in zona

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

Bari, ecco come appare via Pinto a 4 mesi dal crollo della palazzina: quanti drammi restano in zona

La strada torna percorribile: terminate tutte le opere conseguenti il collasso del fabbricato lo scorso 5 marzo. Ci sono ancora famiglie ancora senza tetto

Domenica 20 Luglio 2025, 11:25

Una patina bianca e ricordi difficilmente cancellabili. Via Pinto riapre al traffico 136 giorni dopo il crollo della palazzina ubicata al civico 6. Da allora, sono trascorsi più di quattro mesi che hanno visto la strada ad angolo con via De Amicis passare tra mille traversie a causa di un evento destinato a cambiare volto alle vite di una sostanziosa parte della comunità nel quartiere Carrassi.

Alle 18,44 del 5 marzo scorso, infatti, implose l’edificio al civico 6 e la serata successiva la signora Rosalia De Giosa, coinvolta nel collasso della struttura, fu miracolosamente salvata dall’intervento straordinario dei vigili del fuoco, dopo una permanenza di oltre 36 ore sotto le macerie. Una vicenda straordinaria che, però, non cancella le sequele subite da tante famiglie che abitavano l’edificio.

Da pochi giorni si è conclusa la rimozione delle macerie causate prima dal crollo, poi dalla demolizione controllata dell’ultima porzione del fabbricato. Dopo gli ultimi sopralluoghi del consulente tecnico d’ufficio, l’area dovrà ancora una volta essere valutata dal Procuratore generale, dato che la zona è sottoposta a sequestro probatorio. In attesa di tale verifica, nelle prossime ore, la strada sarà ancora oggetto di pulizie approfondite, così come resterà la recinzione lungo l’isolato in cui sorgeva il palazzo, con i relativi divieti di sosta e fermata. In programma, inoltre, una riunione tecnica tra la ditta che ha gestito l’opera di smaltimento dei resti (la Cericola di Lanciano) e l’amministrazione comunale per stabilire la gestione dei tanti materiali raccolti nella zona e distribuiti in decine di bustoni che contengono gran parte dei beni appartenenti ai proprietari degli appartamenti crollati.

I condomini (ai quali resta la proprietà dei suoli) pensano anche al futuro: continui sono i confronti con ingegneri, avvocati, tecnici per capire quali possono essere le prospettive. Ventisei nuclei (tra inquilini e proprietari dei locali al piano terra) hanno perso casa, per alcuni di loro si tratta dell’abitazione «di una vita»: soprattutto i proprietari degli appartamenti perduti vorrebbero individuare una figura professionale in grado di indicare le tappe per un’eventuale ricostruzione, nonché per procedere alla verifica dei crediti risultanti sul conto corrente intestato al condominio o al recupero delle somme versate a titolo di rate di avvio dei lavori alla ditta incaricata dell’originaria messa in sicurezza della palazzina (sgomberata nel febbraio 2024 poiché identificata come pericolante). Le opere, infatti, furono condotte per circa due settimane, prima che avvenisse il collasso dell’edificio.

La situazione è molto delicata anche per il civico 16, ovvero il più direttamente coinvolto dal crollo del fabbricato adiacente: in particolare, gli ultimi due piani della palazzina risultano pregiudicati. Sul fabbricato sono stati eseguiti lavori di messa in sicurezza per un importo di circa 60mila euro, ma al solo scopo di evitare ulteriori crolli: recuperare l’agibilità del fabbricato, infatti, resta una chimera. Non a caso, i condomini si stanno orientando verso la drastica decisione di procedere alla demolizione e successiva ricostruzione della palazzina. Nel dettaglio, dieci sono le famiglie coinvolte in una situazione dalle prospettive indefinibili: in particolare, quattro proprietari di appartamenti non hanno ancora reperito soluzioni abitative: al momento, sono appoggiati allo studentato Adisu di via Camillo Rosalba, ma entro fine luglio dovranno lasciare l’alloggio provvisorio, ritrovandosi a tutti gli effetti senza tetto.

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