Sono passati 130 giorni dal crollo della palazzina in via Pinto angolo De Amicis. Più di tre mesi nei quali la vita di 12 famiglie è rimasta sospesa tra le macerie delle loro case frantumate. Tra quei calcinacci c’è chi ha perso la casa con tutto il suo contenuto: i ricordi di una vita, oggetti, documenti, fotografie, vestiti. Tutto quello che non è andato distrutto nel crollo è stato recuperato e custodito in bustoni. Presto, finalmente, potrà tornare nelle mani dei legittimi proprietari.
La Procura, infatti, che coordina le indagini sul crollo e ha disposto ormai 130 giorni fa il sequestro dell’intera area, ha firmato il dissequestro dei soli beni personali recuperati tra le macerie dalla ditta incaricata dal Comune di liberare l’area del crollo. Contestualmente, ha autorizzato la restituzione degli oggetti ai proprietari. È possibile che nei prossimi giorni gli ex condomini della palazzina implosa vengano convocati per riconoscere foto, quadri, documenti, abiti, oggetti e utensili che un tempo addobbavano le loro abitazioni. Potrebbe essere allestito un ambiente con l’inventario di tutto il materiale “salvato”. Lì coloro che abitavano quelle case, come fanno quasi quotidianamente dal giorno del crollo, chiedendo pezzi delle loro vite, potrebbe riappropriarsi di parte dei ricordi venuti giù con muri, pilastri e solai.
Il cratere del crollo è ormai quasi interamente sgombero e, infatti, il prossimo passo dell’inchiesta – coordinata dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis con la pm Silvia Curione – sarà effettuare un ultimo sopralluogo nel cantiere al termine delle operazioni di rimozione delle macerie, guidati dal consulente tecnico nominato per stilare una prima relazione sulle probabili cause del cedimento strutturale. Poi i magistrati procederanno alle eventuali iscrizioni nel registro degli indagati di coloro che saranno individuati come possibili responsabili del crollo.
Al momento l’inchiesta ha accertato il deterioramento dei pilastri nel piano interrato, quelli su cui poggiava l’intero fabbricato. Una situazione che agli uffici comunali era nota da tempo, tanto che già un anno prima del crollo era stato disposto lo sgombero dell’edificio, ritenuto pericolante, e ordinata la messa in sicurezza. I lavori di consolidamento dei pilastri erano iniziati da qualche giorno quando la sera del 5 marzo scorso l’immobile è crollato. Fortunatamente l’implosione non ha causato vittime (la sera dopo fu salvata Rosalia De Giosa, rimasta intrappolata nelle macerie).
Subito è partita la macchina amministrativa e giudiziaria: la prima finalizzata a mettere in sicurezza la zona (anche dal punto di vista ambientale, per il rischio – poi scongiurato - di dispersione di polveri di amianto) e assicurare la prima accoglienza a chi era rimasto senza casa; la seconda con l’obiettivo di comprendere le cause del crollo e accertarne le responsabilità. Al Comune è toccata anche l’attività di rimozione delle macerie, cominciata lo scorso 24 aprile. I lavori avrebbero dovuto essere completati entro trenta giorni, ma l’opera che sta conducendo la ditta Cericola di Lanciano (individuata in base al preventivo più basso di 500mila euro) si è rivelata più complessa del previsto e si è conclusa qualche giorno fa. Ora alla Procura toccherà tirare le somme, al lavoro nell’area tuttora sottoposta a sequestro probatorio.