Sabato 06 Settembre 2025 | 12:59

Paradosso emergenza casa: a Bari sono 12mila gli alloggi sfitti

 
Ninni Perchiazzi

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Ninni Perchiazzi

Emergenza caro affitti: a Bari tanti studenti ma poche case

Zambetti (Sunia): bolla turistica, canoni alle stelle e tassazione da rimodulare

Lunedì 30 Giugno 2025, 11:50

13:49

Oltre 12mila alloggi sfitti, i canoni di locazione in costante aumento, una tassazione da rivedere e una bolla turistica da governare. L’emergenza della casa, nel capoluogo, è una sorta di paradosso che riverbera i suoi effetti deleteri su famiglie e lavoratori impossibilitati a trovare una sistemazione dignitosa, espulsi di fatto dalla città.

È sempre più critica la situazione del mercato degli affitti a Bari, risucchiato in una spirale perversa alimentata anche dal proliferare di B&b e affitti brevi e dal mancato stanziamento di fondi adeguati da parte della Regione e del Governo nazionale, come denuncia Nicola Zambetti, segretario regionale pugliese del Sunia (il sindacato unitario inquilini), nel tracciare un quadro allarmante del mercato locativo barese. «Il problema è trovare l'affitto», attacca.

«Il boom delle locazioni brevi, come B&B e affittacamere, ha dirottato un numero crescente di immobili dal mercato tradizionale degli affitti residenziali, contribuendo a un'impennata dei costi e a una drastica riduzione degli appartamenti disponibili», afferma per poi analizzare i dati relativi alle locazioni tra il 2018 e il 2024, che «rivelano dinamiche preoccupanti».

Il trend dei contratti a canone libero è in discesa - da 2.173 nel 2018 a 1.758 nel 2024 -, ma parallelamente, il canone medio al metro quadro ha seguito un percorso inverso, salendo da 5,98 a 7,10 euro/mq. «In pratica, a fronte di una diminuzione delle disponibilità, il costo del canone è aumentato significativamente», chiosa. Invece, i contratti transitori (famiglie, studenti, lavoratori), che coprono esigenze temporanee (18 mesi per motivi di lavoro), hanno visto una flessione iniziale a causa della pandemia, per poi risalire. Dai 2.155 contratti del 2018 si è arrivati a 2.229. Ancora più preoccupante è l'aumento dei canoni, quasi raddoppiati, da 4,84 euro/mq a 7,51 euro/mq.

Quindi, i contratti a canone concordato, sono diminuiti da 1.129 a 865, evidenziando una sostanziale assenza di un vero mercato per queste tipologie. «Nonostante la riduzione dei nuclei familiari, a Bari manca un incontro tra domanda e offerta nel mercato locativo calmierato, e persino l'espansione urbanistica non sta contribuendo a mantenere la popolazione nel capoluogo, anzi, genera costi elevati per l'amministrazione pubblica in termini di sicurezza e servizi», dice ancora il segretario Sunia.

Si è soliti pensare che acquistare casa sia meglio che affittare. In fondo, il mattone, il sogno della casa di proprietà resta il principale investimento della famiglia media italiana. Tuttavia, come sottolinea Zambetti, «anche quando si acquista, l'indebitamento familiare può trasformarsi in un fattore di povertà, ma, come detto, il problema è trovare l'affitto».

«Le famiglie moderne, più fluide e soggette a trasferimenti lavorativi o separazioni, rischiano di impoverirsi a causa dell'eccessivo carico dei costi, mutuo compreso - spiega -. I dati sulle vendite di appartamenti all'asta sono eloquenti: molte persone non riescono a mantenere l'impegno, poiché l'indebitamento eccessivo non consente un normale tenore di vita». «Non è detto che solo chi è in affitto è povero, ma anche chi è proprietario rischia di esserlo: questo è un segno, perché mantenere le proprietà costa», afferma ancora Zambetti, sottolineando come, «i costi di gestione di una proprietà diventino spesso insostenibili».

Il Comune di Bari si distingue come uno dei pochi ad affrontare il disagio abitativo con un fondo di sostegno all'affitto, «che tuttavia riesce a soddisfare solo 2.000 famiglie, la metà rispetto a quando il Governo destinava risorse». «È impensabile che il Comune possa risolvere da solo un problema di tale portata - afferma -. La Regione, dal canto suo, non utilizza risorse per manutenere il patrimonio pubblico e immettere sul mercato gli alloggi che si liberano. Centinaia di alloggi pubblici inutilizzati potrebbero essere assegnati immediatamente alle famiglie bisognose, considerando che circa l'8% del patrimonio pubblico cittadino si libera ogni anno, ma resta vuoto per mancanza di fondi Arca destinati alla ristrutturazione».

A Bari è stata istituita, in virtù di una legge regionale, l'Agenzia sociale per la casa. Sebbene importante, da sola non può rispondere all'emergenza. «Occorre un coordinamento degli interventi con le altre istituzioni - spiega Zambetti - L'agenzia ha il compito di far incontrare domanda e offerta, superando la sfiducia reciproca tra proprietari e inquilini. Il Governo, tuttavia, si è completamente disinteressato al problema: il ministro Salvini aveva promesso un piano casa nazionale entro aprile con l'ultima legge finanziaria, ma non l'ha attuato né ha finanziato il fondo di sostegno agli affitti. Il Sunia chiede che almeno il 2% del bilancio regionale sia destinato al recupero degli immobili e a nuovi insediamenti».

Un altro punto critico è la tassazione immobiliare. «Pur avendo l'Imu bloccata a valori di 30 anni fa, i proprietari continuano ad aumentare i canoni, mentre gli stipendi dei lavoratori dipendenti restano fermi. È necessario un intervento governativo per riequilibrare la tassazione Imu, dato che, paradossalmente, un alloggio in centro può avere un valore catastale inferiore a uno in periferia. Serve un'equa tassazione degli immobili per poter ragionare di un mercato delle locazioni più sostenibile».

Con oltre 12mila alloggi sfitti, è fondamentale incentivare i proprietari a immettere gli immobili sul mercato. «Gli accordi comunali per il canone agevolato, siglati dalle organizzazioni sindacali di inquilini e proprietà, prevedono canoni fino a nove euro al metro quadro, ma spesso non sono sostenibili per le famiglie a reddito bloccato, pur godendo di agevolazioni fiscali. Per per risolvere il problema è necessaria un'unica agevolazione fiscale dedicata esclusivamente ai contratti agevolati, senza estenderla al mercato libero», propone.

Nel frattempo, locazioni brevi e B&B proliferano. «Oltre a rendere il mercato asfittico, creano un aumento del lavoro insicuro e “nero”. Le indagini della Guardia di Finanza rivelano che almeno il 60% di queste attività non è regolare, minando l'idea di una "ricchezza" se il lavoro prodotto non è dignitoso. A questo si aggiunge un problema sociale: queste attività stanno erodendo la socializzazione e il senso di comunità nei condomini, alterando la tipicità di quartieri storici come Bari vecchia».

In realtà, il problema abitativo non può più essere affrontato solo all'interno dei confini cittadini, ma deve essere visto come una questione dell'area metropolitana. «Ormai i nuovi trasporti e consentono di muoversi agevolmente nel complesso dell'area metropolitana in poco tempo. È fondamentale ragionare su regole e una tassazione che favoriscano i canoni agevolati, evitando di impoverire ulteriormente le famiglie».

Da quanto emerge dai dati, dal 2018 ad oggi, il problema principale è la carenza di affitti disponibili, non di case. Ci sono alloggi vuoti e sfitti, ma gli inquilini non riescono a trovarne. «Questo sta portando a uno svuotamento di Bari, che non può affrontare da sola le problematiche abitative. I comuni sono lasciati soli a gestire un bisogno che non riguarda solo le fasce più povere, ma anche la classe media. Una famiglia con 2.000 euro di reddito mensile non può permettersi un affitto di 1.000 euro, pena l'impoverimento e la necessità di rinunce essenziali. Un insegnante con 1.600 euro di stipendio, come fa ad arrivare dignitosamente a fine mese?»

«La conseguenza è un indebitamento crescente, pignoramenti, separazioni forzate a causa dei costi o peggio, la convivenza forzata in rapporti esauriti. La Caritas, infatti, segnala dati allarmanti: negli ultimi anni, un numero crescente di italiani, anche lavoratori, chiede assistenza, a dimostrazione della gravità di un disagio abitativo che sta colpendo trasversalmente la società», conclude.

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