Sabato 06 Settembre 2025 | 02:52

Codice rosso, 4 denunce al giorno a Bari e in provincia: è allarme

 
isabella maselli

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isabella maselli

Codice rosso, 4 denunce al giorno a Bari e in provincia: è allarme

I numeri dei reati di genere nel Barese: «Serve una rivoluzione culturale». Il procuratore aggiunto Angelillis ha analizzato il quadro normativo sul tema dal 2009 alla legge in via di approvazione che introduce il femminicidio

Sabato 07 Giugno 2025, 06:11

BARI - Più di quattro denunce al giorno per codice rosso. Sono i numeri allarmanti dei reati di genere nel territorio barese. Numeri che negli ultimi quindici anni hanno portato ad una produzione normativa molto intensa ma, stando ai dati che non accennano a diminuire, evidentemente insufficiente da sola ad arginare il fenomeno. Quello che serve è un salto culturale, una «rivoluzione sociale» per usare le parole del procuratore aggiunto Ciro Angelillis, coordinatore del pool di magistrati della Procura di Bari che si occupa di fasce deboli. Ieri Angelillis, con il procuratore Roberto Rossi, il comandante della Polizia locale Michele Palumbo, l’assessora al ramo Carla Palone e il sindaco Vito Leccese, ha tenuto con gli agenti municipali una giornata di studio dedicata proprio al codice rosso.

«L’aspetto culturale è il più importante» ha rimarcato il procuratore Rossi, mutuando un appello lanciato nei giorni scorsi dalla procuratrice di Napoli Nord dopo il femminicidio di Afragola: «Bisogna educare bene i propri figli». E ha invitato anche ad «allargare la questione del codice rosso, non solo negli ambienti familiari, ma anche a quelli lavorativi perché questo aspetto, il maltrattamento sul lavoro, è spesso sottovalutato».

IL FENOMENO «Il numero delle denunce per reati di codice rosso, violenza di genere, reati di natura sessuale, pedopornografia, non accenna a diminuire, parliamo di cifre molto importanti» ha spiegato Angelillis: 1500 denunce all’anno nel circondario di Bari, che «evidentemente sta facendo emergere un fenomeno rimasto a lungo sotto traccia». Un fenomeno trasversale che riguarda tutte le fasce d’età e tutti i territori. Di queste denunce, quasi il 40%, quindi circa 600, sfocia in misure cautelari a carico dell’autore dei comportamenti violenti. Nove volte su dieci la misura cautelare applicata è quella del divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico: il maltrattante, cioè, deve tenersi a non meno di 500 metri di distanza dalla vittima. «La percentuale di denunce che sfociano in misure cautelari è altissima, non conosce eguali nel codice penale» ha spiegato Angelillis.

Il procuratore aggiunto ha tenuto una vera e propria lezione agli agenti municipali sulle leggi che regolamentano il contrasto ai reati di genere. Ha parlato di «quadro normativo complesso dal quale possiamo evincere in controluce una duplice volontà del legislatore»: dare strumenti sempre più incisivi a forze dell’ordine e magistratura e «creare un diritto penale speciale», il contrasto a questi reati, cioè, «deve essere una priorità». Era già accaduto nei decenni scorsi contro il terrorismo e la mafia e adesso anche il codice rosso, parificato sotto certi aspetti ai reati di mafia, ha per legge una corsia accelerata, ritenendo che i comportamenti violenti, soprattutto in ambito familiare, costituiscano una «condizione di urgenza». Maltrattamenti in famiglia, stalking, tentato omicidio in ambito familiare, violenza sessuale, ma anche tantissimi reati satellite: minacce, lesioni, danneggiamenti, violazione domicilio, violenza privata, se commessi in ambito familiare. Per molti di questi reati le forze dell’ordine hanno l’obbligo della comunicazione immediata alla Procura subito dopo la denuncia della presunta vittima e il pm ha l’obbligo di sentire la persona offesa entro tre giorni, dovendo poi concludere le indagini entro trenta giorni.

IL QUADRO NORMATIVO Le norme introdotte per reprimere i reati di genere sono principalmente cinque negli ultimi quindici anni.

Risale al 2009 il primo decreto legge con modifiche al codice penale introducendo il reato di stalking, prevedendo l’ammonimento del questore e obbligando le forze dell’ordine a comunicare alla vittima i centri antiviolenza del territorio, creando cioè una rete di sostegno. Nel 2013, poi, il legislatore interviene sulle misure cautelari e in particolare sull’obbligo di allontanamento dalla casa familiare in caso di comportamenti aggressivi, prevedendo il carcere il caso di violazione.

Il 2019 è l’anno della legge più importante sul codice rosso, che inasprisce le pene, accelera i tempi delle indagini e dell’applicazione delle misure cautelari, introduce nuovi reati, come il revenge porn. Quattro anni dopo, nel 2023, le norme sul codice rosso vengono ulteriormente rafforzate. La «figura di reato rivoluzionaria» che la nuova legge in via di approvazione introduce è finalmente il femminicidio.

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