Martedì 16 Settembre 2025 | 22:40

Incidente Fabiana Chiarappa, Don Nicola D’Onghia di nuovo davanti ai giudici: «Era già morta quando l'ho travolta»

 
Redazione online

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Fuori strada con la moto sulla Turi-Putignano, muore soccorritrice 32enne del 118

Chiesta nuovamente la revoca dei domiciliari per il parroco arrestato a fine aprile per omicidio stradale e omissione di soccorso

Giovedì 15 Maggio 2025, 19:36

19:38

TURI - È stata chiesta nuovamente la revoca dei domiciliari per don Nicola D’Onghia, il parroco 54enne arrestato a fine aprile per omicidio stradale e omissione di soccorso, in relazione alla morte della 32enne Fabiana Chiarappa. D’Onghia, secondo quanto ricostruito dalle indagini dei carabinieri (coordinati dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Ileana Ramundo), la sera del 2 aprile avrebbe travolto la ragazza, caduta pochi secondi prima dalla sua moto Suzuki e finita sull'asfalto dopo l’impatto con un muretto a secco, causandone la morte. Ma, soprattutto, il prete non si sarebbe fermato dopo essersi accorto - per la Procura - di aver urtato il corpo della 32enne, soccorritrice del 118 e rugbista. La richiesta è arrivata oggi dagli avvocati del parroco, Federico Straziota e Vita Mansueto dello studio Polis, davanti al tribunale del Riesame di Bari.

Per la difesa, ci sarebbero dubbi sul fatto che sia stato l'impatto con la Fiat Bravo del prete a causare la morte della 32enne (che, secondo quanto rilevato anche dalle indagini, andava a velocità più alta del consentito quando ha perso il controllo del mezzo), ed è dunque possibile che il decesso sia stato causato dall’impatto con il muretto a secco. A sostegno di questa tesi gli avvocati hanno depositato una consulenza medico-legale della propria consulente di parte, la dottoressa Maricla Marrone. E non sarebbe nemmeno significativo, per gli avvocati, il ritrovamento dei guanti della motociclista sul ciglio della strada, elemento invece molto valorizzato dall’accusa.

Secondo l’accusa, infatti, Chiarappa se li sarebbe sfilati dopo essere caduta, nei pochi secondi (appena 20, da quanto rilevato dalle indagini) precedenti all’impatto con la Fiat Bravo del prete. Infine, la difesa ha contestato la tesi dell’accusa secondo cui il parroco sarebbe stato impegnato in telefonate, riuscite o solo tentate, fino a 11 secondi prima dello scontro. La pm Ileana Ramundo, nell’udienza di oggi, ha dato invece parere negativo alla revoca della misura, sostenendo l'esistenza dei pericoli di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio. Il Riesame deciderà entro lunedì.
Il parroco ha sostenuto sin dall’inizio di non essersi accorto di nulla, se non di aver colpito qualcosa ("un sasso") mentre passava da lì. Pochi secondi dopo, però, si fermò in una vicina stazione di servizio in cui rimase per circa 45 minuti. E dalla quale avrebbe visto l’arrivo delle ambulanze e dei carabinieri, oltre alla lunga fila di macchine in coda, senza intervenire. La precedente richiesta di revoca dei domiciliari, presentata al gup Nicola Bonante al termine dell’interrogatorio di garanzia, è stata respinta.

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