BARI - Si deciderà dopo l’estate sulla legittimità del progetto del Parco della Giustizia. I giudici del Consiglio di Stato, con un provvedimento le cui motivazioni e i cui contenuti non sono ancora noti, ha fissato per il prossimo 18 settembre l’udienza di merito per discutere il ricorso contro l’opera presentato dal Comitato di scopo «Per un parco verde di quartiere alle ex Casermette» e una decina di residenti del quartiere, assistiti dall’avvocato Fabrizio Lofoco. Il Comitato di cittadini, sostenuto dall’associazione ambientalista Fare Verde, si oppone dal primo momento alla realizzazione dei nuovi uffici giudiziari nell’area delle ex caserme militari dismesse Milano e Capozzi nel quartiere Carrassi.
Due giorni fa si è tenuta l’udienza sull’ultima istanza cautelare contro Demanio, diversi Ministeri - tra cui quello della Giustizia che finanzia l’opera da 367 milioni di euro - , Comune e Città Metropolitana, presentata dopo che l’Agenzia del Demanio ha individuato il raggruppamento di imprese che dovrebbe aggiudicarsi la gara per la costruzione dei quattro palazzi di giustizia. Il progetto prevede la realizzazione di un grande parco pubblico (gestito dal Comune) destinato a ospitare tutti gli uffici giudiziari di Bari. Secondo il gruppo di residenti, l’opera violerebbe norme edilizie e urbanistiche, oltre a rappresentare un danno ambientale, in quanto stando al piano regolatore vigente quell’area è destinata a verde di quartiere e non sarebbe quindi possibile edificare i circa 550mila metri cubi previsti dal progetto.
«L’avvenuta aggiudicazione - si legge nella nuova istanza sottoposta ai giudici romani - concretizza nuovamente e in modo assai concreto il danno grave e irreparabile per i ricorrenti, ponendo in essere attività con effetti materialmente lesivi, posto che si darà immediato corso all’irreversibile alterazione dei luoghi, pur a fronte di un progetto illegittimo, forse illecito e comunque irrealizzabile, prima della discussione della presente causa d’appello».
Per questa ragione hanno chiesto al Consiglio di Stato di sospendere l’aggiudicazione dell’appalto o, almeno, di fissare al più presto l’udienza per discutere la questione, «così prudenzialmente evitando la sottoscrizione dei contratti e l’affidamento dei lavori e l’inizio degli stessi, prima della definizione del merito di questa causa». Il ricorso evidenzia che «la deroga a tutti i princìpi edilizi ed urbanistici cogenti, che si attuerebbe con l’inizio dei lavori, potrebbe essere assunta come illegittima solo con l’accoglimento dell’appello, che evidenzia l’abnorme stortura che sta per porsi in essere, nel capoluogo di regione, con la costruzione di 550.000 mc in una zona ancora oggi inequivocabilmente destinata a verde di quartiere, e neanche a verde pubblico (quindi individuabile altrove)».
L’ordinanza che risponde (accogliendola o rigettandola) all’istanza cautelare ancora non si conosce, ma ai ricorrenti è già stata notificata la fissazione dell’udienza in cui le parti potranno discutere il merito della questione: se il Parco della Giustizia s’ha da fare oppure no.