BARI - Esperienze che cambiano per sempre, che ti fanno letteralmente leggere la quotidianità con occhi diversi. Come quella vissuta da Domenico Saccente e tutto il suo team con il quale gestisce la pizzeria Murattiana: con i fondi messi a disposizione dal bando «Un negozio non è solo un negozio» hanno costruito un percorso per rendere il ristorante inclusivo per i non vedenti, un progetto che alla fine ha cambiato tanti stereotipi, avvicinato persone e creato una comunità.
«Mi sono reso conto che probabilmente noi “vedenti” vediamo troppo e questo ci distrae dalle cose importanti – spiega Saccente -. Ci era già capitato di accogliere persone non vedenti o ipovedenti, a volte con un certo imbarazzo perché non sai mai come comportarti. Questo percorso, i laboratori che abbiamo costruito hanno permesso a tutti i partecipanti di aprirci a nuove prospettive».
La pizzeria si è dotata di una mappa in Braille a disposizione degli ospiti per rendere più chiari gli spazi e anche un menù dedicato realizzato in collaborazione con l'associazione e casa editrice specializzata FaLvision. «Vedere persone che leggono un menù che, per noi vedenti dice ben poco, con tanta attenzione quasi accarezzandolo. Sentire che ti fanno i complimenti per l'eleganza grafica con cui è impaginato, è stata una emozione difficile da spiegare».
Il locale non si è limitato a mappa e menù grazie ai finanziamenti ha potuto formare i dipendenti su come accogliere persone non vedenti e organizzare serate e laboratori che sono culminati con una cena al buio. Il primo locale realmente adeguato alle esigenze degli utenti non vedenti, con percorsi lodges e tutta la segnaletica in braille.
«Ho avuto alcune richieste per altre cene al buio, ma sinceramente non credo ne farò. Non voglio che una esperienza così bella ed intensa si trasformi in uno strumento di marketing. Non era questo l'obiettivo. Invece probabilmente rifaremo presentazioni artistiche o momenti di lettura che hanno molto unito i partecipanti normodotati e non».
Domenico Saccente mostra alcuni fogli di cartoncino, piccoli puntini che sembrano quasi una catena di formiche, delineano alcuni paesaggi. «Questo rappresenta il lungomare di Bari, ma quando lo sfiori bendato non capisci assolutamente cosa è. Io credevo fosse un volto. Sono emozioni forti quelle che siamo riusciti a costruire, ed è su queste esperienze che continueremo a lavorare».
Da una serata artistica dove anche chi non vede racconta i colori che illuminano il suo mondo, ad un laboratorio per fare le pizze, a una degustazione di olio, o una presentazione letteraria, una piccola comunità di amici alla fine si è rafforzata attorno a tante risate ed una energia vigorosa.
«Noi nella nostra anche un po' superbia stereotipata, pensiamo che non vedere, o magari il non camminare, sia una disabilità che ti rende triste. Abbiamo conosciuto persone non vedenti che irradiavano felicità, che sanno ridere di se stessi, godere della loro vita, forse molto di più di chi vede. Se qualcuno di noi faceva qualche gaffe nel parlare, loro erano i primi a ridere e spiegare che non c’è problema. E questo ti fa capire i tuoi limiti. Ecco perché dico che noi forse vediamo troppo e siamo distratti, non riusciamo a cogliere il bello che ci circonda».
Una piccola comunità in cammino a partire da un locale come una piccola pizzeria. «Prima del bando “Un negozio non è solo un negozio” avevamo una decina di clienti quasi fissi ipo o non vedenti. Ci siamo resi conto dei limiti che noi potevamo avere. L'accompagnamento che abbiamo avuto dalla faLvision o dal Comune ci ha permesso di abbattere una serie di barriere. Con naturalezza, senza una idea di assistenzialismo. Non solo abbiamo adattato il locale, ma abbiamo reso il sito internet su misura di una utenza non vedente e soprattutto abbiamo imparato come essere più accoglienti, come esercenti ma soprattutto persone».