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Torre a Mare, il porto che scompare e la chimera dragaggio

 
Davide Lattanzi

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Davide Lattanzi

Torre a Mare, il porto che scompare e la chimera dragaggio

La pesca che da sempre caratterizza il borgo è a rischio chiusura

Sabato 12 Aprile 2025, 10:17

BARI - Un’attività storica rischia di estinguersi. Torre a Mare è un borgo tradizionalmente legato alla pesca e alla qualità dei prodotti ittici. Eppure, una pratica secolare è in piena crisi.

Da un lato, spicca il grave problema del dragaggio del porticciolo, dall’altro è appena scoppiata la criticità sulle gestione dei camerini dei pescatori.

Tempi lunghi per il dragaggio Il porto del quartiere a Sud nè ormai completamente insabbiato: una piaga che affliggere l’intera comunità. Lo scorso settembre i pescatori esposero un eloquente striscione sul molo, rivendicando l’urgenza dell’intervento. Nonostante l’affidamento tramite gara pubblica, l’opera non è ancora stata realizzata per via di un lungo contenzioso giudiziario avviato dal Consorzio Stabile Valori S.c.a.r.l. (aggiudicatario dei lavori), risolto recentemente in maniera transattiva e senza costi aggiuntivi per l’amministrazione comunale.

Nei mesi scorsi, Palazzo di Città ha fornito la documentazione necessaria alla Regione Puglia (ente che finanzierà i lavori) e a novembre è arrivata la conferma della disponibilità a trasferire al Comune il previsto finanziamento pari a 1.695.049,46 euro. Attualmente, l’ente locale ha già preservato circa un milione su una progettazione ripartita da zero e affidata al gruppo di ingegneri che si occuperà della strategia attuativa del dragaggio: Individuata anche la ditta incaricata per il campionamento delle sabbie dei fondali. Ma tali operazioni, unite alle indispensabili autorizzazioni che dovrà fornire Arpa, tempi tecnici per ottenere il progetto esecutivo (nella migliore delle ipotesi sarà pronto verso luglio), iter per la gara d'appalto per i lavori di dragaggio, realisticamente il porticciolo non sarà sistemato prima della primavera 2026. Inoltre, non va esclusa l’ipotesi che i fondi attualmente disponibili non bastino.

Insomma, in attesa di un intervento salvifico per la zona, i pescatori dovranno continuare ad arrangiarsi come ormai è prassi da oltre dieci anni (l’ultimo dragaggio risale al 1998).

La querelle sui camerini L’ulteriore problema riguarda, invece, la gestione dei «camerini», ovvero i box che i pescatori utilizzano per poggiare le attrezzature per l’attività. La Cooperativa del Levante li prese in gestione circa 70 anni fa, mentre negli ultimi cinque se ne occupa l’attuale cooperativa di circa una dozzina di pescatori che li ha ottenuti in affidamento diretto a fronte di un corrispettivo annuo di 3.300 euro complessivi. Alla stessa cifra i box sono anche affidati a singoli pescatori. Ebbene, in seguito ad un accertamento della Guardia di Finanza che avrebbe accertato il versamento di alcune imposte, i pescatori, in estrema difficoltà, hanno lasciato i camerini fino all’avviso intimato pochi giorni fa dal Comune che ha concesso 30 giorni per sistemare le strutture.

«È un onere di cui non riusciremo mai a farci carico», affermano i pescatori di Torre a Mare. «Siamo al collasso: la nostra Isee si attesta sui novemila euro all’anno, non siamo mica benestanti. Il porto è insabbiato, i box che servono i ricambi sulle attrezzature quando si va al mare, sono tutti malridotti: così è impossibile andare avanti. Il rischio di dover chiudere la pesca a Torre a Mare è davvero concreto. E sarebbe un colpo letale per un borgo che su tale attività ha sempre fondato la sua essenza».

I pescatori implorano un confronto con le istituzioni. «Ci risulta che a Nderlalanza i box siano stati sistemati con un bando pubblico. Perché non studiare una situazione simile anche per Torre a Mare? Con i camerini rimessi a norma, potremmo varare proposte per coinvolgere tutte le associazioni e pensare di allargare il nostro statuto non soltanto per i professionisti, ma anche per gli appassionati di pesca, con un canone sostenibile. Se per il dragaggio del porto esistono tempi tecnici non accorciabili, almeno chiediamo un aiuto per non addossarci ulteriori spese. La realtà è che siamo abbandonati: abbiamo chiesto tramite la Proloco un’udienza al sindaco Leccese, ma per ora non abbiamo avuto risposta. Speriamo in un confronto urgente: altrimenti non ci resterà che alzare bandiera bianca».

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