BARI - La falsità degli atti presupposti su cui si basano il contratto di appalto e gli ordini di servizio firmati dalla Protezione civile per l’ospedale covid in Fiera del Levante potrebbero essere causa di danno erariale, nella misura in cui hanno fatto crescere - in violazione delle norme sui lavori pubblici - il costo finale dell’opera da 9,5 a quasi 28 milioni di euro. E lo stesso potrebbe valere per altri appalti del periodo dell’emergenza, a partire da quello sulla fabbrica delle mascherine. Mentre la Procura ordinaria ha ottenuto il rinvio a giudizio dell’ex capo della Protezione civile, Mario Lerario, dell’ex funzionario Antonio Mercurio e di sei imprenditori, anche la Corte dei conti si prepara a tirare le file della sua indagine: e le contestazioni potrebbero riguardare gli stessi personaggi.
Il procuratore regionale, Carmela de Gennaro, ha da tempo acquisito gli atti dell’indagine condotta dalla Finanza, oltre che la consulenza tecnica chiesta dalla Procura di Bari sui lavori per l’ospedale in Fiera del Levante. Il tema è questo: se l’aggiudicazione dell’appalto iniziale da 9,5 milioni - come ritiene la Procura ordinaria - è stata truccata, e se i cinque ordini di servizio che ne hanno triplicato il costo sono stati falsificati, ne consegue una (dolosa) alterazione delle regole che può aver minato il principio di economicità dell’azione amministrativa. Detto in altri termini: le norme sui lavori pubblici sono presidio dell’obbligo di confronto pubblico nell’aggiudicazione, a valle di una valutazione di convenienza. Se quella valutazione salta, la spesa rischia di essere ingiustificata.
CONTINUA A LEGGERE SULL'EDIZIONE DIGITALE O ACQUISTA LA COPIA CARTACEA