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Bari, «pizzo» alle bancarelle abusive dei botti di Natale: alla sbarra il figlio del boss del Libertà e altri tre

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Bari, «pizzo» alle bancarelle abusive dei botti di Natale: alla sbarra il figlio del boss del Libertà e altri tre

Il pm della Dda Marco D’Agostino ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per Caldarola, Antonio Raggi (25 anni detto «Tonino il biondo»), Francesco Mastrogiacomo (34 anni soprannominato «U’ gree») e Saverio De Santis (36 anni alias «Gigione»)

Mercoledì 26 Febbraio 2025, 06:00

BARI - Alla sbarra i quattro pregiudicati del clan Strisciuglio, tra i quali il 25enne Ivan Caldarola, figlio del boss Lorenzo, accusati di aver chiesto il «pizzo», a Natale 2018, alle bancarelle abusive di fuochi d’artificio allestite nel quartiere Libertà e che, come intimidazione dopo il «no» di uno dei venditori, la notte del 24 dicembre avrebbero sparato contro la saracinesca del suo locale. Rispondono a vario titolo di estorsione mafiosa, porto illegale di armi e spaccio di droga. Il pm della Dda Marco D’Agostino ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per Caldarola, Antonio Raggi (25 anni detto «Tonino il biondo»), Francesco Mastrogiacomo (34 anni soprannominato «U’ gree») e Saverio De Santis (36 anni alias «Gigione»). Gli imputati sono stati arrestati nei mesi scorsi e sono tuttora detenuti (Caldarola, Raggi e Mastrogiacomo in carcere, De Santis ai domiciliari). I fatti risalgono a sei anni fa e costituiscono uno stralcio della più ampia indagine della Squadra Mobile sulle fibrillazioni tra il clan Strisciuglio e i rivali Palermiti per il controllo dello spaccio nel quartiere Madonnella.

Ai venditori abusivi di fuochi d’artificio, Caldarola e i suoi sodali avrebbero chiesto tra i 100 e i 300 euro per bancarella. In due occasioni il figlio del boss avrebbe chiesto 4mila euro e altri mille in fuochi pirotecnici per «dare il pensiero a papà» Lorenzo, per mantenere amici e compagni in carcere e per la «spesa di Natale». Nel procedimento sono contestati anche diversi episodi di intimidazione mafiosa: cinque colpi di pistola esplosi in aria il 25 ottobre 2018 «per punire un antagonista, reo di aver litigato» con il figlio del boss; altri sette colpi sparati, il 6 novembre successivo, «al fine di intimidire un individuo – si legge nell’imputazione - responsabile di aver spacciato sostanza stupefacente nella zona della chiesa del Redentore, di competenza criminale degli Strisciuglio, senza la loro autorizzazione». Episodi ritenuti «mafiosi» per le «modalità della condotta, indicative della esistenza di un contesto organizzativo in grado di incutere terrore nella collettività locale e di imporre la presenza del clan Strisciuglio sul territorio del quartiere Libertà».

Il processo inizierà il 12 marzo. Potranno costituirsi parti civili il Comune di Bari e la Regione Puglia.

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