Domenica 07 Settembre 2025 | 00:28

Mafia e traffico di droga fra Bari e Turi: maxi-blitz dei carabinieri, 31 arresti. La cocaina confezionata anche davanti a un bambino

 
Isabella Maselli

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Isabella Maselli

Mafia e traffico di droga fra Bari e Turi: maxi-blitz dei carabinieri, 37 misure cautelari

Smantellate due organizzazioni criminali rivali dedite al narcotraffico, anche legate ai clan Parisi e Strisciuglio, operazioni coordinate dalla Dda

Lunedì 24 Febbraio 2025, 07:42

19:09

BARI - La piazza di spaccio di Turi sarebbe stata contesa negli ultimi anni tra i clan mafiosi Parisi e Strisciuglio e a gestire, dalla cella di un carcere o dagli arresti domiciliari, le frizioni tra i due gruppi criminali sarebbero stati due esponenti di primo piano delle rispettive organizzazioni mafiose: Michele Parisi da un lato, fratello del boss Savinuccio di Japigia, e Davide Monti dall’altro, referente degli Strisciuglio. Ai loro ordini i carabinieri di Gioia del Colle hanno ricostruito una rete di 50 spacciatori, in guerra tra loro per accaparrarsi il business della droga nella cittadina della provincia.

GLI ARRESTI

All’alba di oggi 37 di loro sono stati raggiunti da misure cautelari, alcuni erano già detenuti (15 in carcere, 16 agli arresti domiciliari e sei sono stati destinatari dell’obbligo di dimora nel comune di residenza con la prescrizione di non allontanarsi dalla propria abitazione nella fascia oraria compresa tra le 22 e le 7 di ogni giorno). Nell’inchiesta, coordinata dalla pm Silvia Curione, sono contestati a vario titolo i reati di associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di droga anche con l’aggravante della cessione a soggetti minori d’età, ricettazione e detenzione illegale di armi clandestine, violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale, estorsione aggravata, accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di soggetti detenuti, favoreggiamento personale, ricettazione, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati, falsità ideologica, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, estorsione aggravata dal metodo mafioso, incendio aggravato dal metodo mafioso.

L’INCENDIO DOLOSO

L’indagine “Messa a Fuoco” è partita a ottobre 2021 dopo l’incendio doloro di alcune auto a Turi. I militari hanno poi scoperto che l’auto era di proprietà di una pusher del clan Parisi e che i presunti autori dell’attentato incendiario, sodali degli Strisciuglio, avrebbero avuto l’obiettivo di costringere i narcotrafficanti rivali ad abbandonare la piazza di spaccio. I reati, ben 146 capi di imputazione, sono stati accertati - nonostante “l’omertà” incontrata durante le indagini - mediante intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, eseguite anche nella sala colloqui della Casa Circondariale di Bari, installazione di sistemi di videosorveglianza e di monitoraggio della posizione con gps, perquisizioni e sequestri.

IL B&B

È stato infatti documentato che i referenti dei due clan, Michele Parisi e Davide Monti, in guerra tra loro, avrebbe continuato a impartire ordini dal carcere, dando direttive sui rifornimenti di droga, sulle ritorsioni nei confronti dei cattivi pagatori e sulle sostituzioni di componenti gruppo in caso di contrasti. Gli indagati, hanno poi accertato le verifiche dei carabinieri, utilizzavano nascondigli ingegnosi per occultare la droga, come le intercapedini dei box seminterrati e i muretti a secco, per ridurre il rischio di perquisizioni da parte delle forze dell'ordine e un linguaggio convenzionale per scongiurare il pericolo di intercettazioni. È stato scoperto anche un b&b a Conversano (il cui gestore, il 31enne Francesco Giordano, è finito in carcere) ritenuto una “centrale blindatissima” ritenta “snodo di rifornimenti e distribuzione delle sostanze stupefacenti”. Gli spacciatori seguivano turni, anche durante le festività, e usavano schede telefoniche intestate a prestanomi, social network e applicazioni di messaggistica per evitare le intercettazioni. Sono state documentate anche videochiamate tra i membri delle associazioni, inclusi i capi detenuti. Durante le indagini sono stati effettuati 11 arresti in flagranza di reato, 13 denunce in stato di libertà, il sequestro di oltre 1 kg di droga, una pistola e denaro contante.

SMARTPHONE IN CARCERE

L’inchiesta, ha evidenziato il procuratore Roberto Rossi, “ha confermato che il canale economico più importante per la criminalità organizzata resta il traffico di stupefacenti”. Ma questa indagine rivela anche “l’invasione dei clan nell’area metropolitana” e “il problema dell’uso dei telefonini smartphone in carcere. Su questo chiediamo al Ministero di intervenire”.

Anche il procuratore aggiunto Francesco Giannella, coordinatore della Dda, ha stigmatizzato la “facilità con cui detenuti riescono a ricevere e usare cellulari, per dare ordini dal carcere ma anche per dimostrare la propria caratura criminale, girando video nelle celle che poi postano sui social”. E ha evidenziato anche un altro aspetto: “Non esistono isole felici – ha detto - la domanda di droga è fortissima, ogni classe sociale e fascia di età ne fa uso. I primi colpevoli sono i consumatori”. 

TUTTI I NOMI

In carcere: Michele Parisi, Eugenio Damiano Giuliani, Benito Paradiso, Morena Guarnieri, Gianni Orlando, Zaccaria Taimour, Giacomo Cirilli, Davide Monti, Francesco Giordano, Vito Giuseppe Laera, Angelo Cascella, Jefferson Steven Jurado Velasco, Vito Masella, Banko Slatkov Ivanov, Agostino Dispoto.

Agli arresti domiciliari: Gaetano Verdoni, Filomena Palazzo, Santino Annino, Francesco Napoletano, Michele Pellicoro, Michele Terrevoli, Luca Castellano, Gianvito Pedone, Reda Semmah, Hamza Bouiali, Antonello Marchionna, Pasquale Di Bello, Ignazio Calabrese, Domenico Giordano, Costel Razvan Mihalache, Anna Poli.

Obbligo di dimora: Claudia Patricia Torres Pineda, Massimo Di Caro, Nicholas Fallacara, Giuseppe Giacovelli, Giuseppe Patano, Mariaelena Spada.

La droga confezionata anche davanti a un bambino

Il confezionamento della droga del gruppo capeggiato da Davide Monti, 35enne detenuto nel carcere di Trapani e considerato membro di spicco del clan Strisciuglio di Bari, sarebbe avvenuto in un’occasione anche davanti a un bambino di meno di due anni. Al quale, per tranquillizzarlo, fu detto che quella polvere bianca, in realtà cocaina, fosse formaggio da mettere sulla pasta. La droga era destinata per la piazza di Turi (Bari), comune nel quale negli anni è andata avanti una faida tra il gruppo di Monti e quello di Michele Parisi (fratello del boss 'Savinucciò del quartiere Japigia di Bari) per il controllo dello spaccio. La circostanza del confezionamento della cocaina davanti a un bambino è contenuta nell’ordinanza del gip Giuseppe Ronzino con la quale oggi in 37 sono stati colpiti da misura cautelare. L’episodio risale al 5 giugno 2022 nel b&b 'Dimora Giordanò di Conversano, di proprietà di Francesco Giordano, considerato uno degli organizzatori (insieme a Vito Giuseppe Laera) del gruppo di Monti. In 15 sono finiti in carcere, in 16 ai domiciliari (tra cui il padre del piccolo) e sei sono stati sottoposti all’obbligo di dimora. Le indagini sono state coordinate dalla pm Silvia Curione, applicata alla Dda di Bari (dalla Procura ordinaria) per questa inchiesta, e le misure sono state eseguite dai carabinieri.
Nel corso delle indagini è stato anche documentato come Monti, conosciuto sin dall’inizio degli anni Duemila come «il bambino con la pistola» (il padre Domenico è da anni ai vertici del clan Capriati e a ottobre è stato condannato all’ergastolo, insieme a Maurizio Larizzi, per l’omicidio di Domenico Capriati del 2018), usasse il cellulare in carcere per impartire ordini ai suoi. Gli inquirenti hanno anche intercettato una riunione criminale del 15 maggio 2022 effettuata con una videochiamata su whatsapp tra Monti, Laera e un’altra persona all’epoca ai domiciliari, per decidere sul passaggio di Nicholas Fallacara (tra i sei oggi sottoposti a obbligo di dimora) dal clan Capriati al clan Strisciuglio. Fallacara è di Putignano, comune su cui sono egemoni i Capriati di Bari vecchia, e all’epoca della videochiamata era detenuto nel carcere di Avellino.

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