Una discussione accesa nel Consiglio dei ministri dell’altroieri sull’esito dell’ispezione del Viminale sul Comune di Bari dopo l’inchiesta Codice interno. Uno scontro che potrebbe registrare un secondo round quando si avrà contezza dell’intera istruttoria che ha sostanziato gli orientamenti finali. «Un confronto duro», ricostruisce alla Gazzetta una fonte vicina al centrodestra. I protagonisti sono stati il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e il collega dell’Interno Matteo Piantedosi, che ha escluso al termine dell’iter avviato l’anno scorso la sanzione più pesante per l’amministrazione comunale di Bari, ovvero il commissariamento.
Le obiezioni di Lollobrigida, che ha avuto anche il supporto (secondo alcune ricostruzioni) del ministro leghista Giancarlo Giorgetti, sono state mosse con decisione come capo-delegazione di Fratelli d’Italia nell’esecutivo. Il nodo della questione è stato anche Bari, ma la divergenza è emersa, forte, sul metro con cui il Viminale ha sciolto in passato tanti Comuni, creando cortocircuiti spesso inspiegabili con il metro del buon senso: nel Comune siciliano di Vittoria è stata sciolta la nuova amministrazione per l'infiltrazione rilevata nel precedente mandato a guida centrosinistra. La tesi di Lollobrigida? Su Bari non ci sarebbe stata una interpretazione coerente rispetto alle decisioni prese dal Ministero in altri casi. Riflessione nata pur rilevando come lo scioglimento sia una procedura «straordinaria» che priva i cittadini dei legittimi rappresentanti.
Piantedosi, di contro, ha tenuto il punto, invitando Lollobrigida ad approfondire «la lettura delle carte», passaggio che ha acceso gli animi. E in questa contrapposizione sono stati ricordati particolari emersi su media del caso Bari: se la Procura antimafia arresta 130 persone, vigili urbani, un consigliere comunale, commissaria una società pubblica, con il sindaco che detiene la delega per le aziende partecipate e si giunge alla conclusione che il Comune è «un corpo estraneo» rispetto alle infiltrazioni, allora - è la linea di Lollobrigida - sono stati adottati provvedimenti pesanti e punitivi in Comuni che avevano riscontrato elementi molto meno rilevanti.
Nel centrodestra le decise posizioni del ministro dell’Agricoltura hanno sostanzialmente ricalcato quelle dei forzisti (Mauro D’Attis su tutti), ma anche di esponenti dello stesso Carroccio, che sono apparsi, sempre secondo fonti romane, «allibiti» rispetto agli ultimi sviluppi.
In attesa di un eventuale secondo round Lollobrigida-Piantedosi, e della confutazione con i documenti dell’ipotesi su Bari dei «due pesi e delle due misure», sullo sfondo restano, per i meloniani, anche gli scioglimenti di comuni come Ostuni o Trinitapoli. Sulla querelle in Consiglio dei ministri sono intervenuti i deputati Pd Ubaldo Pagano, Marco Lacarra e Claudio Stefanazzi: «Ci chiediamo quale fosse l’aspettativa del ministro Lollobrigida: l’esito dell’ispezione doveva forse essere predeterminato?».