BARI - Tra l’incudine della sconfitta a Castellammare di Stabia ed il martello della prossima proibitiva sfida alla Cremonese, il Bari prova a ripartire con l’intento di vincere e convincere. Proposito analizzato dalla vecchia bandiera biancorossa Giorgio De Trizio. Tanti i punti presi in considerazione.
De Trizio, partiamo dai numeri della classifica. Come l’anno scorso, il Bari ha gli stessi 33 punti dopo 25 giornate.
«Avverto che quest’anno ognuno fa il suo. Non ci sono sconfinamenti di competenze, per esempio di direttori sportivi che intervengono nelle decisioni tecniche. O allenatori trattati malissimo come quelli dell’anno scorso. Tutti procedono secondo le proprie responsabilità. Anche la squadra è più forte. Davanti abbiamo cinque punte. In mezzo c’è gente di esperienza. Anche dietro, nel complesso, siamo messi bene».
Contro Frosinone e Juve Stabia, la squadra pare abbia fatto dei passi indietro sul piano del gioco.
«Il gioco del Bari è quello. Ricordo partite con Lasagna davanti come punto di riferimento. Con questa formula si sono fatti i punti maggiori. Cioè con una punta ed un centrocampo denso e robusto. A Castellammare non è andata bene per l’atteggiamento. Non è stato fatto niente per evitare la sconfitta. La scelta delle due punte di peso non paga, soprattutto quando il centrocampo non è in grado di supportare. Il primo gol è stato subito da un attacco alla profondità che avrebbe dovuto essere assorbito da Maggiore. Con un mediano in più, quel taglio si contiene meglio. Con una sola punta e Falletti avremmo avuto più palleggio ed intensità».
Insomma, è un Bari di cui non ci si può mai fidare.
«È così. Ma almeno, dal punto di vista organizzativo noto la migliore struttura di un gruppo affiatato».
Dobbiamo aspettarci un altro finale thrilling come quello dell’anno passato?
«Penso che il Bari arriverà ai playoff, ma non tra le prime posizioni. Poi, non si mai. Bisogna vedere quanta voglia ci sia. L’ingresso di Bellomo domenica scorsa, per esempio, è stato trainante per tutti. Ha trasferito grinta. È stato un leader in un campo che richiedeva questo atteggiamento. Su Nicola, Longo dovrebbe fare molto affidamento».
Come giudica l’operato di Magalini e Di Cesare?
«Consideriamo che costruiscono con le briciole. Almeno questa è la sensazione. È arrivato Bonfanti, calciatore integro e fisicamente forte. È motivato, darà qualcosa. Un buon acquisto. Se sta bene, Pereiro è forte e può far divertire. Maggiore ha esperienza, anche se non viene dalle sue annate migliori. Per la B, è un ottimo innesto».
Sotto i riflettori è finito il reparto difensivo. Vicari non è più lo stesso di un tempo. Pucino e Mantovani fanno quello che possono. Simic è infortunato e Obaretin è troppo giovane per garantire la sicurezza necessaria.
«Bisognava intervenire in maniera sostanziosa con un difensore forte e di personalità, aspetto quest’ultimo che di recente manca. Dietro la coperta è corta. I giocatori di qualità devi pagarli. Ne serviva uno dalla A, di livello superiore. Un regista difensivo di spessore, già pronto».
Oltre che per la prestazione, la partita di Castellammare di Stabia lascia preoccupati dal punto di vista del carattere. Il gruppo è sembrato impaurito, timoroso. Condizionato dall’ambiente. Non è lo spirito giusto per vivere al meglio il finale di stagione.
«Il Bari al Menti ha avuto difficoltà per il terreno di gioco. Sono campi dove devi fare densità, mucchio. Di solito lo si fa in difesa e a centrocampo, senza lasciare gli spazi concessi. Con due punte larghe e senza il centrocampo titolare, ti massacri da solo. Se resti raccolto nella tua area di rigore, costringi l’avversario a scoprirsi per fare gol. E puoi colpire in ripartenza. Così si da l’impressione di essere una squadra tosta. Cosa che non è accaduta».
Domenica scorsa, anche sul piano tattico e delle scelte la squadra non ha convinto. Pensa che contro la Juve Stabia, Longo abbia commesso degli errori?
«Longo è un ottimo allenatore e non mi permetto di giudicarlo, però dico la mia. Considerando le assenze di Maita e Benali, non si può giocare con un centrocampista appena arrivato e due punte, di cui una a Bari da poco. In occasione del primo gol campano, il Bari era completamente aperto. Imbarazzante. Serviva un 3-6-1, come l’Inter quando si difende. Da Longo mi aspetto più rabbia».
Un Bari con poca personalità, che ruolo potrebbe recitare in una eventuale griglia playoff?
«Le altre, che hanno speso tanto di più, non fanno meglio. Il problema della personalità è generale. Nel Bari ci sono comunque uomini esperti e di carattere. Penso a Maita, Benali, Vicari e Pucino. Oltre a Bellomo, Lella e Radunovic. Si fa credere a tutti che si stia facendo già un ottimo campionato. Invece, per il potenziale tecnico in dotazione, se il Bari non arriva ai playoff ha fallito. Favilli è giocatore di serie A. Idem Lasagna e Bonfanti. Non parliamo di ultimi arrivati. Anzi».
Sabato arriva la Cremonese. Avversario davvero ostico per testare il valore del gruppo. Magari, meglio così.
«I grigiorossi sono davvero forti. Con i rientri di Maita e Benali e col fattore campo, il Bari deve farsi valere. È fondamentale fare avvertire agli avversari un certo disagio. Se il Bari gioca secondo le proprie possibilità, e vincendo, non potrà più nascondersi. Altrimenti, arriverebbe un brutto segnale. Da dietro, le altre corrono».
Come mai giocatori messi da parte a Bari come Sibilli, Matino e Achik entrano e risultano subito decisivi nelle loro nuove destinazioni?
«Matino e Achik non erano da Bari. Sibilli mi piaceva molto. Non so perché sia stato fatto fuori. Poteva dare ancora molto. Si è rinforzata la Sampdoria. La gestione dei calciatori è fondamentale».