Sabato 06 Settembre 2025 | 20:42

Bari, a processo la talpa di Olivieri. Il gip: ha rivelato un segreto, non può essere archiviato

 
Massimiliano Scagliarini

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Massimiliano Scagliarini

Bari, c'è un nuovo fascicolo su Olivieri: «Una talpa lo ha informato 5 giorni prima dell'arresto»

Disposta l'imputazione coatta del maresciallo Cretì: il procuratore Rossi aveva chiesto di archiviare per tenuità del fatto

Mercoledì 05 Febbraio 2025, 19:14

06 Febbraio 2025, 09:11

BARI - Non solo la notizia delle imminenti perquisizioni della Dda nell’ambito di un fascicolo sul calcioscommesse, rivelata in anticipo, è «stata in concreto idonea a recare grave nocumento alle indagini». Ma, soprattutto, c’è il sospetto che durante l’incontro avvenuto il 21 febbraio 2024 nel negozio Apple di Bari, l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri gli possa «verosimilmente» aver chiesto conferma «dell’imminente esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti della quale avrebbe appreso da fonte rimasta ignota». È per questo che ieri il gip Giuseppe Montemurro ha ordinato al procuratore di Bari, Roberto Rossi, di formulare l’imputazione coatta nei confronti di Antonio Cretì, il maresciallo della Finanza di Bari accusato di rivelazione di segreto istruttorio ma che - secondo l’accusa - avrebbe meritato l’archiviazione per la particolare tenuità del fatto di cui è stato ritenuto responsabile.

La vicenda è un rivolo dell’inchiesta Codice Interno in cui Olivieri è stato arrestato il 26 febbraio 2024, ossia cinque giorni dopo l’incontro con Cretì che - in una intercettazione del 18 giugno 2019 - aveva chiesto a Olivieri un contatto con «quel giornalista». Cioè con il direttore del Quotidiano Italiano, il sito web di cui Olivieri era editore occulto: Cretì voleva far pubblicare la notizia di di imminenti perquisizioni nell’ambito dell’indagine della Dda di Bari su una partita truccata nel calcio dilettantistico di serie D.

Olivieri è già stato rinviato a giudizio per la stessa accusa di rivelazione di segreto, mentre per il finanziere la Procura aveva ritenuto di riconoscere la «particolare tenuità»: il suo comportamento - per il procuratore Rossi - sarebbe stato un peccato veniale, dovuto probabilmente alla volontà di far «agitare» i destinatari delle perquisizioni così da costringerli a parlare. Anche la difesa del finanziere (avvocato Emiliano D’Alessandro) nella camera di consiglio fissata a gennaio (dopo che il gip ha deciso di non accogliere l’archiviazione) ha ribadito sia il fatto che la notizia del blitz fu pubblicata anche da altri siti (prima di quello di Olivieri), sia che al maresciallo non sono addebitabili altre condotte di rivelazione di segreto.

Il gip però non concorda, rilevando in generale che il pubblico ufficiale deve «mantenere un rigoroso riserbo sulle attività di indagine», e in particolare che l’allora direttore del Quotidiano Italiano (un ex giornalista professionista, non indagato) «all’epoca era peraltro sospeso dal proprio ordine professionale e non avrebbe neppure potuto procacciarsi notizie da pubblicare». Il sospetto è dunque che Cretì potesse essere un informatore «abituale» di Olivieri, nonostante - rileva la difesa - l’indagine a carico dell’ex politico fosse gestita dalla Polizia. I contatti di Cretì con Olivieri sono andati avanti fino quasi all’arresto. L’ex consigliere regionale ha detto nel suo interrogatorio di aver aiutato Cretì con il suo divorzio e poi per la rinegoziazione di un mutuo. Il gip ha rilevato invece che il divorzio è stato patrocinato da un diverso legale e che non c’è «traccia documentale» della questione del mutuo. Per la difesa del maresciallo, però, «Olivieri fornì a Cretì una serie di consigli legali in via informale»

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