BARI - Christian Capriati e la cugina Loreta, giovani rampolli del clan mafioso di Bari Vecchia, sono pericolosi per la loro «contiguità ad un circuito illecito, dal quale hanno ricevuto sia la droga che l’arma, tutti beni non commerciabili lecitamente» e soprattutto perché l’arma che lei nascondeva sotto la camicetta - di cui il cugino si è intestato la paternità - era carica e pronta all’uso. È in estrema sintesi la ragione per la quale il gip Valeria Isabella Valenzi ha convalidato l’arresto in fragranza nei loro confronti - eseguito dai carabinieri all’alba del 29 gennaio - e ha disposto per entrambi i domiciliari.
L’ARRESTO Erano da poco passate le 4 del mattino quando una pattuglia di carabinieri che passava vicino ai ruderi di strada Santa Maria del Buon Consiglio, nel cuore della città vecchia, a pochi metri da piazza San Pietro, storica roccaforte del clan, notava i due giovani, poi identificati nel 20enne Christian Capriati e nella cugina 31enne Loreta, rispettivamente figli di Lello e Mimmo, nipoti del capo clan Tonino ed entrambi uccisi in due agguati mafiosi (Lello il 1 aprile 2024 a Torre a Mare, Mimmo a Japigia il 21 novembre 2018)...
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