PUTIGNANO - Ma quanto è antico il Carnevale più longevo e vecchio d’Europa. Per il Ministero della Cultura (Mic) i 631 anni (il prossimo febbraio), riportati sulla carta di identità esibita dalla Fondazione Carnevale in occasione dell’avviso pubblico per il riconoscimento di un contributo a sostegno dei carnevali storici d’Italia, non dice la verità.
Per questa ragione il Ministero ha declassato la manifestazione in maschera, relegandola dalla prima alla terza fascia e concedendo un finanziamento di soli 60mila euro per il 2024. Nel 2023 la somma consegnata nelle mani di Re Farinella aveva raggiunto 260 mila euro. Un brutto colpo per una manifestazione che si regge soprattutto sulle finanze pubbliche (Comune, Regione e Mic).
La Fondazione e il Comune affermano di aver fornito al Ministero la documentazione richiesta, corredandola di una relazione tecnica dettagliata così come presentata lo scorso anno, «arricchita da ulteriori documenti che dimostrano la storicità tramandata tramite tradizione orale». Il Ministero ha preteso una integrazione con copie dei documenti originali attestanti la storicità dichiarata e alla fine ha ritenuto che le carte esibite non dimostrassero la vera età del Carnevale e comunque non fossero sufficienti a mantenere Putignano in prima fascia.
Uno dei maggiori esperti in materia è il professor Pietro Sisto, già docente di Letteratura italiana all’Università di Bari, studioso del Carnevale pugliese e autore di diversi libri. «Non conosco nei dettagli la documentazione che la Fondazione di Carnevale ha inviato al Ministero - spiega alla Gazzetta il professore -. Mi limito solo ad affermare che è comunque impresa molto difficile stilare una lista, una “classifica” della “storicità” dei carnevali. Per quanto ci riguarda più da vicino, solleva a dir poco qualche perplessità il declassamento della più importante manifestazione pugliese».
«Per quanto riguarda l’origine della festa - prosegue - in realtà fa fede soprattutto la storiografia locale, tra le altre la testimonianza di Riccardo Marascelli che nella Guida di Putignano pubblicata nel lontano 1933 fa comunque risalire al 1394 le Propaggini e l’inizio del Carnevale». «Non è possibile per il momento conoscere sulla base di quale documento _ spiega Sisto - abbia affermato questo: nel “peggiore dei casi” forse in virtù di una lunga, antica tradizione orale? Ma la cultura orale non ha comunque una sua dignità e importanza soprattutto quando diviene con il passare del tempo patrimonio ideale e identitario di una intera comunità cittadina? E inoltre non può essere certamente sottovalutato il fatto che secondo illustri studiosi (D. Morelli, R. Lamacchia, G.B. Bronzini) le origini del carnevale putignanese potrebbero essere addirittura retrodatate al mondo antico: le Propaggini, insomma, non sarebbero altro che un “tardivo” esempio di cristianizzazione di preesistenti riti pagani di carattere propiziatorio che si svolgevano tra la fine dell’anno vecchio e l’inizio del nuovo».
«Per quanto riguarda invece gli aspetti più propriamente documentali - puntualizza - mi limito solo a ricordare che in un volume manoscritto conservato nell’archivio della famiglia del dottor. Campanella, “La statistica di Putignano” del 1823 di Vitangelo Morea, si legge che “il primo giorno dopo il S. Natale si apre Carnevale in Putignano con una mascherata agricola assai singolare” e che un’altra si teneva l’ultimo giorno di carnevale con “un grande carro illuminato sul quale era situato un gran fantoccio di carnevale con grossissima pancia”».
«Parole che aggiungono “storicità” anche al carnevale più moderno ovvero quello della cartapesta e dei carri allegorici. Inoltre in una delibera decurionale del 15 gennaio 1826 conservata nell’Archivio Comunale si parla di norme severe destinate a gruppi “mascherati con zappe” (gli antesignani dei propagginanti) che prendevano parte “ai festeggiamenti carnevaleschi e soprattutto a quelli del giorno di Santo Stefano”. Secondo gli amministratori del tempo il provvedimento si rese necessario per il ripetersi di furti ed episodi di violenza che avevano raggiunto il culmine dell’efferatezza nell’omicidio di un tale Michelangelo Contegiacomo, “ammazzato da una maschera”».
«Saremmo curiosi di conoscere - conclude il professor Sisto - quanti altri carnevali magari della prima e della seconda categoria possono vantare una simile “storicità” peraltro avvalorata da ben due studi monografici e diversi saggi pubblicati su note e prestigiose riviste accademiche da antropologi, demologi e studiosi della tradizione antica e moderna come certamente sarà stato documentato dalla Fondazione al Mic».